"L'approccio degli Stati europei alla migrazione nel Mar Mediterraneo si è concentrato eccessivamente nell’impedire a rifugiati e migranti di raggiungere le coste europee e troppo poco sugli aspetti umanitari e di rispetto dei diritti umani. Questo approccio sta avendo conseguenze tragiche", ha affermato Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, diffondendo una raccomandazione che identifica le lacune di questo approccio e mira ad aiutare gli Stati membri a riformulare la loro risposta nel rispetto dei diritti umani.
"Diversi Stati hanno adottato leggi, politiche e pratiche contrarie agli obblighi giuridici che impongono loro di garantire efficaci operazioni di ricerca e soccorso, di provvedere a sbarchi rapidi e sicuri e di offrire accoglienza alle persone soccorse, nonché di prevenire la tortura e i trattamenti inumani o degradanti", ha dichiarato la Commissaria.
"Gli Stati hanno il diritto di controllare i propri confini e garantire la sicurezza, ma hanno anche il dovere di proteggere efficacemente i diritti sanciti dal diritto internazionale marittimo, dalle leggi in materia di diritti umani e dal diritto internazionale del rifugiato", afferma la Commissaria.
Le 35 raccomandazioni contenute nel documento mirano ad aiutare tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa a trovare il giusto equilibrio tra questi imperativi. Si articolano intorno a cinque aree principali: assicurare un efficace coordinamento nelle operazioni di ricerca e soccorso; garantire lo sbarco sicuro e tempestivo delle persone soccorse; individuare modalità efficaci di cooperazione con le ONG; prevenire le violazioni dei diritti umani collaborando con i paesi terzi; e predisporre vie sicure e legali per entrare in Europa.
In particolare, la Commissaria raccomanda agli Stati membri di rafforzare la capacità e l’efficace coordinamento delle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo; di garantire che lo sbarco avvenga solo in luoghi sicuri e senza inutili ritardi; di cooperare con le ONG coinvolte nelle operazioni di ricerca e soccorso, evitando ogni retorica stigmatizzante nei loro confronti e ponendo fine a tutte le azioni vessatorie; di garantire la trasparenza e la responsabilità in tutte le attività di cooperazione in materia di migrazione con paesi terzi; e di aumentare la partecipazione ai programmi di reinsediamento dei rifugiati, ampliando inoltre altri possibili meccanismi che aiutino a creare vie sicure e legali di ingresso.
"È evidente che è urgente agire. Dal 2014 migliaia di esseri umani sono morti nel Mar Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere un approdo sicuro dopo essere fuggiti da guerre, persecuzioni e povertà. Nonostante questo, le operazioni di ricerca e soccorso condotte dagli Stati sono state ridotte; l'Unione europea e i singoli Stati continuano a esternalizzare i controlli alle frontiere verso paesi terzi che notoriamente non rispettano i diritti umani; e le ONG che hanno riempito il vuoto lasciato dal disimpegno degli Stati nel fornire assistenza umanitaria hanno subito azioni vessatorie per mezzo di procedimenti amministrativi e giudiziari".
La Commissaria sottolinea che questa situazione è anche il risultato della protratta incapacità degli Stati europei di condividere la responsabilità delle operazioni di ricerca e soccorso e dell'accoglienza di rifugiati, richiedenti asilo e migranti all’interno dello spazio europeo. "Indubbiamente, alcuni paesi costieri sono stati lasciati soli ad affrontare le sfide poste dall'arrivo dei migranti via mare", afferma la Commissaria. "Tuttavia, ciò non può giustificare misure che mettono in pericolo la vita e la sicurezza degli esseri umani. L'effettiva protezione dei diritti umani dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti, a terra e in mare, dovrebbe sempre prevalere su qualsiasi dilemma politico o incertezza causata dall'interazione di diversi regimi giuridici, pratiche e politiche".
- Leggi la Raccomandazione del Commissario sui migranti in mare (in Italian)
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