Il “sexting” praticato dai minori (generare, ricevere e condividere immagini/video a sfondo sessuale o sessualmente espliciti di sé stessi attraverso la tecnologia mobile) non costituisce una condotta connessa alla “pedopornografia”, se destinato esclusivamente all’uso privato dei minori. I bambini costretti a tale condotta dovrebbero essere affidati ai servizi di assistenza alle vittime e non essere perseguiti penalmente.
Queste sono alcune delle principali conclusioni del parere del Comitato di Lanzarote del Consiglio d’Europa, l’organismo incaricato di monitorare l’attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, reso pubblico la scorsa settimana. Il parere su immagini e/o video di minori a sfondo sessuale o sessualmente espliciti generati, condivisi o ricevuti da bambini, fornisce indicazioni agli Stati membri su come affrontare le sfide poste dal fenomeno relativamente nuovo del “sexting”, che in Europa è andato notevolmente aumentando negli ultimi anni. Nel 2018, fino a un quarto delle immagini a sfondo sessuale di minori erano originariamente “autoprodotte” da bambini, e l’età dei minori coinvolti è in costante diminuzione.