Discorso del Segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset
Inaugurazione del Giardino della memoria nel luogo in cui si trovava la vecchia sinagoga Quai Kléber, Strasburgo
Ministra delegata presso il Primo ministro, incaricata dell’uguaglianza tra le donne e gli uomini e della lotta contro la discriminazione, Bergé,
Sindaca di Strasburgo, Barseghian,
Presidente del Concistoro israelita del Basso Reno, Dahan,
Rabbino capo di Strasburgo e del Basso Reno, Weill,
Signore e signori,
La Seconda guerra mondiale è nelle immagini e nelle storie, ma anche nei rumori:
- Il rumore delle bombe che esplodono.
- Il rumore delle sirene che risuonano.
- Il rumore dei carrarmati che avanzano.
Ma quando si arriva ad Auschwitz, si sente il silenzio, un silenzio assordante.
Si prova a immaginare quegli ultimi viaggi su treni di carri bestiame.
Si prova a immaginare le ultime parole di un figlio a suo padre prima di essere separati all’entrata del campo.
Si prova a immaginare gli ultimi momenti nella camera a gas.
Ma come si può immaginare l’inconcepibile?
1,1 milioni di persone, di cui 960.000 ebrei, furono assassinati ad Auschwitz-Birkenau.
Quanti milioni di altre vite furono distrutte?
Oggi, siamo qui riuniti per dire: non vi abbiamo dimenticato.
Non vi dimenticheremo mai.
Questo muro di nomi ci ricorda il dovere che abbiamo nei loro confronti.
- Il dovere di ricordare.
- Il dovere di trasmettere questo messaggio alle generazioni future.
L’impronta sul terreno della vecchia sinagoga ci invita a porci numerosi interrogativi.
È anche una cicatrice sul volto della città.
Strasburgo e l’Alsazia sono state profondamente segnate da questo periodo.
Struthof ce lo ricorda con forza.
Strasburgo ospita una delle più antiche comunità ebraiche della Francia.
Lo testimonia la lunga storia degli ebrei d’Alsazia, segnata da numerose prove, ma che rimane solida.
Signore e signori,
Sono passati ottant’anni dal 27 gennaio 1945.
Gli ultimi sopravvissuti ci stanno a poco a poco lasciando e, con loro, se ne va la memoria dell’Olocausto.
Questo è il motivo per cui ho voluto essere qui con voi in questo giorno così significativo.
Questo Giardino della memoria è un raggio di luce su uno dei momenti più bui della storia europea.
Perché non dobbiamo mai dimenticare che questi crimini inenarrabili sono stati perpetrati in Europa, da europei.
Il Consiglio d’Europa è nato dalla volontà di non vedere mai riprodursi gli orrori della Seconda guerra mondiale.
È stato creato per costruire una pace duratura in Europa su solide fondamenta fatte di diritti umani, democrazia e Stato di diritto.
Anche questo, non dimentichiamolo mai.
Signore e signori,
Elie Wiesel era solo un adolescente nel 1944, quando fu deportato con tutta la sua famiglia ad Auschwitz e poi a Birkenau.
Desidero concludere con le parole di questo grande vincitore del Premio Nobel per la pace; nel suo romanzo autobiografico, La notte, scrive: “Dimenticare i morti sarebbe come ucciderli una seconda volta”.
Non dimentichiamo mai.
Non dimentichiamoli mai.