Gli Stati europei dovrebbero garantire che le persone private di libertà abbiano accesso a meccanismi efficaci di reclamo nelle carceri, nelle stazioni di polizia, nei centri per il trattenimento di migranti, negli istituti psichiatrici e in altre strutture di detenzione.
Si tratta di una tutela fondamentale contro la tortura e i trattamenti inumani o degradanti, avverte il Comitato anti-tortura (CPT) del Consiglio d’Europa nel suo rapporto annuale, pubblicato oggi.
In una serie di occasioni durante le sue visite nei paesi, il CPT ha riscontrato che i meccanismi di reclamo non esistevano o presentavano forti carenze. Queste ultime includono la scarsa informazione dei detenuti rispetto agli organismi o alle procedure di reclamo, ritardi eccessivi nell’elaborazione dei reclami, l’assenza di un esame approfondito delle accuse dei detenuti, la mancanza di indipendenza o imparzialità dei funzionari incaricati dei reclami e l’insufficiente protezione contro intimidazioni e rappresaglie.
“I meccanismi di reclamo dovrebbero essere immediatamente accessibili in tutti i luoghi di detenzione in Europa. Affinché il sistema di reclamo sia efficace e ritenuto affidabile da parte delle persone private di libertà, tutti i reclami dovrebbero essere trattati in modo approfondito nel quadro di una procedura chiara che protegga le persone interessate da possibili intimidazioni o rappresaglie”, ha affermato il Presidente del CPT Mykola Gnatovskyy.