Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT) esorta i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa a non imporre la custodia cautelare in carcere se non come ultima ratio e a offrire condizioni di detenzione soddisfacenti agli indagati sottoposti a carcerazione preventiva. Nel corso delle sue visite effettuate in istituti penitenziari di tutta Europa, il CPT ha spesso constatato che gli indagati in attesa di giudizio sono detenuti in pessime condizioni e sottoposti a un regime carcerario che consente scarse opportunità di attività formative e ricreative.
In numerosi paesi europei, il problema del persistente sovraffollamento delle carceri è dovuto in larga misura all’alta percentuale del numero di detenuti in custodia cautelare rispetto al totale della popolazione carceraria.
Nel suo rapporto annuale, pubblicato oggi, il CPT sottolinea la necessità per gli Stati membri di garantire, per quanto possibile, il ricorso a misure alternative alla detenzione cautelare, quali la revoca provvisoria della detenzione, la scarcerazione su cauzione, gli arresti domiciliari, il controllo mediante braccialetto elettronico, il sequestro del passaporto e l’assoggettamento a sorveglianza giudiziaria. Il CPT ritiene che tali misure dovrebbero essere ugualmente ipotizzate per i cittadini stranieri, frequentemente sottoposti a custodia cautelare perché si ritiene che nel loro caso possa sussistere un maggiore pericolo di fuga.