A seguito del dibattito d’urgenza tenutosi a Strasburgo il 9 aprile in sessione plenaria, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha chiesto alle autorità turche “di rilasciare immediatamente Ekrem İmamoğlu”, Sindaco di Istanbul, arrestato il 19 marzo 2025, posto in custodia cautelare con l’accusa di corruzione e rimosso dalle sue funzioni. L’Assemblea ha inoltre chiesto di ritirare “tutte le accuse infondate contro di lui e altre persone coinvolte nella stessa indagine” e di abrogare la decisione dell’Università di Istanbul di revocare la sua laurea.
La risoluzione adottata dall’APCE, basata sulle proposte dei correlatori dell’APCE per il monitoraggio della Türkiye, Stefan Schennach (Austria, SOC) e Lord David Blencathra (Regno Unito, CEPA), evidenzia che la detenzione di Imamoğlu, l’indagine penale contro di lui e la revoca della sua laurea gli impediscono di presentarsi come candidato alle elezioni presidenziali. Queste decisioni contro Imamoğlu “sembrano motivate da considerazioni politiche e costituiscono un tentativo di intimidire l’opposizione, ostacolare la sua azione, reprimere il pluralismo e limitare la libertà di dibattito politico”, hanno dichiarato i parlamentari.
Inoltre, l’APCE “condanna fermamente gli arresti e la detenzione ingiustificati di manifestanti”, nonché “l’uso sproporzionato della forza da parte delle forze dell’ordine” durante le proteste che sono seguite all’arresto di İmamoğlu, nonché il maltrattamento dei manifestanti tenuti in custodia. Ha ricordato che i diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione possono essere limitati solo “in determinate condizioni stabilite dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”, di cui la Türkiye è Stato parte, e che tali restrizioni devono essere previste dalla legge e “necessarie in una società democratica”.
Di fronte a questi “preoccupanti sviluppi, che rappresentano un passo indietro rispetto ai valori democratici e sono contrari alla volontà del popolo turco”, l’APCE ha chiesto alle autorità turche di “rispettare appieno i diritti alla libertà di espressione e di riunione, nonché altri diritti umani nel quadro delle proteste in corso”, porre fine a qualsiasi uso sproporzionato della forza contro i manifestanti, rilasciare le persone detenute “sulla base di accuse infondate”, liberare tutti i giornalisti detenuti per aver raccontato le proteste, consentire ai media di fornire al pubblico le informazioni necessarie e assicurare un processo equo a tutte le persone detenute in questo contesto.
Infine, l’APCE ha esortato le autorità turche ad attuare quanto prima le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo nei casi Osman Kavala, Selahattin Demirtaş (n. 2) e FigenYüksekdağ Şenoğlu e altri, rilasciando gli attivisti e/o i politici detenuti per motivi politici e “conducendo una riforma globale del sistema giudiziario per garantire la piena indipendenza della giustizia”.