Per quanto riguarda le persone in stato di fermo di polizia in Austria, la “maggior parte” dei detenuti ascoltati da una delegazione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa non ha espresso accuse di maltrattamenti, secondo un rapporto del CPT pubblicato oggi. Inoltre, le garanzie fondamentali contro i maltrattamenti, come il diritto di notifica del fermo e i diritti di accesso a un avvocato e a un medico, risultano in generale applicate correttamente, anche se le persone detenute che non hanno i mezzi per pagare un avvocato non sempre possono ricevere la consulenza di un professionista (consultare il riepilogo in inglese e in tedesco e il rapporto in tedesco).
Il rapporto, basato sulla visita condotta in Austria alla fine del 2021 da una delegazione del CPT, ribadisce inoltre i dubbi del Comitato sulla possibilità di considerare le indagini sulle accuse di maltrattamenti inflitti dalla polizia come “totalmente indipendenti e imparziali”. Il CPT chiede pertanto informazioni sull’istituzione di un’autorità indipendente incarica di tali denunce.
Il rapporto solleva inoltre delle preoccupazioni per il significativo deterioramento delle condizioni materiali generali delle persone detenute in attesa di espulsione (Schubhaft) presso il centro di detenzione della polizia (Polizeianhaltezentrum - PAZ) di Vienne-Hernalser Gürtel. La maggior part degli alloggi e degli spazi comuni era in uno stato deplorevole, con corridoi, celle e sanitari fatiscenti e sporchi. Il rapporto sottolinea che tali condizioni non sono adatte al trattenimento prolungato dei cittadini stranieri.