Il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa ha pubblicato oggi un rapporto sulla sua visita ad hoc in Montenegro, condotta dal 7 al 13 giugno 2022, insieme alla risposta del governo montenegrino. Per affrontare i continui maltrattamenti inflitti dalla polizia e migliorare la situazione deplorevole delle persone in detenzione preventiva, le autorità devono prendere seri provvedimenti, ha concluso il Comitato.
Il rapporto sottolinea che la delegazione del CPT ha raccolto un elevato numero di accuse di gravi maltrattamenti fisici di persone detenute da parte dei funzionari di polizia. Tra queste figuravano accuse contro agenti del Servizio di lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione, unità speciali, membri della polizia criminale e ispettori di diversi commissariati di polizia situati in varie regioni del paese. Le accuse includevano schiaffi, pugni e calci alla testa, all’addome, al torace e alle braccia, nonché il ricorso alla “falaka” (colpi sulla pianta dei piedi), la presa e la compressione dei genitali dei sospettati, l’elettrochoc inflitto con l’ausilio di collari per cani e l’atto di provocare un senso di asfissia ponendo un sacco di plastica sulla testa di un sospettato, minacce con l’uso di un’arma da fuoco, minacce di stupro e l’atto di spogliare i sospettati, legarli a una sedia e cospargerli di acqua fredda. La delegazione è venuta inoltre a conoscenza di minacce rivolte ai bambini o ad altri familiari dei sospettati con l’obiettivo di fare pressione e ottenere una confessione o comunicare determinate informazioni. Secondo il Comitato, questi atti presunti potrebbero costituire casi di tortura.
La maggior parte dei presunti atti di tortura e/o maltrattamento è avvenuta durante la fase preliminare all’indagine del procedimento penale, apparentemente allo scopo di estorcere informazioni o una confessione. In molti casi (ma non in tutti), queste accuse riguardavano persone convocate nelle sedi della polizia per rilasciare una prima dichiarazione o comunicare delle informazioni, ma non ancora ufficialmente designate come sospettati. Queste persone erano state convocate per “colloqui informativi” con la polizia. Le garanzie relative a tali colloqui devono essere rafforzate.