“Nonostante i progressi compiuti negli ultimi trent’anni nella prevenzione della tortura e dei maltrattamenti in Europa, restano ancora delle sfide importanti e complesse per garantire la protezione delle persone private della loro libertà nei luoghi di detenzione”, ha dichiarato Mykola Gnatovskyy, Presidente del Comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa (CPT), a seguito della pubblicazione del rapporto annuale 2019 del Comitato. “Il 30esimo anniversario del CPT nel 2019 è stato un’occasione per fare il punto sui traguardi raggiunti dal Comitato e per analizzare le sfide che affrontiamo, come il sovraffollamento delle carceri, la detenzione dei migranti, il trattamento dei pazienti psichiatrici contro la loro volontà o la detenzione dei minori.
Oggi, in un contesto in cui il divieto della tortura e di altre forme di maltrattamento è messo in discussione nell’ambito di un tentativo di contestare i diritti umani e la democrazia, il compito di proteggere le persone private della libertà è più importante che mai. Gli Stati europei dovrebbero potenziare i loro sforzi per eliminare completamente qualsiasi forma di tortura o maltrattamento”, ha aggiunto il Presidente.
Dal 1989, il CPT ha effettuato più di 450 visite negli Stati membri del Consiglio d’Europa, conducendo attività di accertamento dei fatti in oltre 3.000 stazioni di polizia e in oltre 1.200 carceri, nonché in centinaia di centri di detenzione dei migranti, istituti psichiatrici, centri di assistenza sociale e altri luoghi in cui le persone potrebbero essere private della loro libertà.
Nel 2019, l’Albania e la Repubblica ceca si sono unite agli Stati che avevano già autorizzato il CPT a pubblicare automaticamente tutti i futuri rapporti sulle visite e le relative rispose dei governi che li riguardano. Finora, i paesi che hanno autorizzato questa “procedura di pubblicazione automatica” sono 12: Albania, Austria, Bulgaria, Repubblica ceca, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Repubblica di Moldova, Principato di Monaco, Norvegia, Svezia e Ucraina.