In un nuovo rapporto sull’Italia, il Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura (CPT) raccomanda di abolire la misura d’isolamento diurno imposto dal tribunale come sanzione penale accessoria per i detenuti condannati a reati che prevedono la pena dell’ergastolo. Il CPT invita le autorità ad offrire ai detenuti un minimo di attività utili e di porre rimedio alle gravi carenze materiali osservate nelle celle e nelle aree comuni delle sezioni “41-bis” visitate. Inoltre, il rapporto descrive diversi casi di maltrattamenti fisici inflitti ai detenuti dal personale della polizia penitenziaria. In tal senso, il CPT raccomanda alla direzioni delle carceri in questione di esercitare maggior controllo sul personale di polizia penitenziaria e di far sì che ogni denuncia di maltrattamenti di questo tipo sia sottoposta a un’indagine efficace da parte dell’autorità giudiziaria.
Il CPT ha notato inoltre che, in seguito alla sua visita periodica effettuata nel 2016, la popolazione carceraria italiana totale ha continuato ad aumentare in modo progressivo. Il Comitato invita nel suo rapporto le autorità italiane a garantire che ogni detenuto disponga di almeno 4 m2 di spazio personale vitale nelle celle collettive e ad adoperarsi per promuovere maggiormente il ricorso a misure alternative alla detenzione.
Il rapporto illustra diversi casi di maltrattementi fisici inflitti ai detenuti da parte del personale di polizia penitenziaria che consistevano in calci, pugni e colpi di manganello in luoghi non coperti da telecamere a circuito chiuso. Il Comitato ha potuto osservare nelle cartelle cliniche dei detenuti in questione descrizioni di lesioni corporali considerate compatibili con le accuse di maltrattamento.
Per quanto concerne le condizioni di detenzione, il CPT ha riscontrato carenze materiali nelle carceri visitate, riguardanti essenzialmente i locali docce fatiscenti e insalubri, la struttura spartana ed austera dei cortili di passeggio e in alcuni casi la qualità scadente del cibo. Il CPT ha constatato che il personale penitenziario continua a fraintendere il concetto di sorveglianza dinamica, che richiede lo sviluppo di relazioni costruttive tra gli agenti di custodia e i detenuti, ponendo in risalto la nuova concezione del ruolo degli agenti penitenziari, che non devono limitarsi a svolgere una funzione di “sorveglianti del mazzo di chiavi”, come invece avviene tuttora.