In un nuovo rapporto il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) chiede alle autorità svedesi di limitare le restrizioni sui detenuti in custodia cautelare alle sole circostanze eccezionali e di astenersi dalla detenzione di cittadini stranieri nelle carceri, collocandoli invece in centri appositamente concepiti per tale scopo. Il CPT ha inoltre chiesto alle autorità di attuare la raccomandazione sul diritto di informare un parente stretto o un’altra terza parte della loro situazione (notifica di custodia) e di avere accesso a un avvocato nelle strutture di polizia (consultare anche il riepilogo del rapporto).
Mentre le condizioni materiali mostravano in generale uno standard elevato e la delegazione non ha raccolto accuse di maltrattamento fisico nelle strutture visitate, il Comitato ha raccomandato di sviluppare ulteriormente le attività pertinenti per i detenuti in custodia cautelare nelle strutture penitenziarie per assicurare che ciascuno di loro possa trascorrere almeno otto ore al giorno al di fuori della propria cella, impegnato in attività significative. Le attività devono essere offerte anche ai cittadini stranieri che passano lunghi periodi nei centri di detenzione, per consentire loro di acquisire competenze che potrebbero prepararli alla reintegrazione nei paesi di origine al loro ritorno.
Per quanto riguarda l’accesso all’assistenza sanitaria, il Comitato ha ricordato la raccomandazione emessa da tempo relativa all’accesso a un medico nelle strutture di polizia e al fatto di astenersi dal filtrare le richieste di assistenza medica delle persone in custodia. Il CPT raccomanda che ci siano un medico incaricato del servizio sanitario in ogni carcere e una figura qualificata che possa fornire pronto soccorso in qualunque momento, anche di notte. In relazione agli istituti psichiatrici, il Comitato ha costatato con preoccupazione che la pratica dei medici di autorizzare il ricorso a mezzi di contenzione per telefono, senza vedere o esaminare il paziente, viene ancora utilizzata.