Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) ha pubblicato un rapporto (solo in inglese) sulla visita ad hoc che ha effettuato in Croazia dal 10 al 14 agosto 2020. Il rapporto è stato pubblicato conformemente all’articolo 39, paragrafo 3(*) del Regolamento interno del CPT, a seguito delle dichiarazioni scritte di un alto funzionario croato sul contenuto del rapporto che sono state rese pubbliche. Il Comitato ha ritenuto che tali dichiarazioni fossero un’errata rappresentazione del contenuto del rapporto e dell’integrità professionale e del modus operandi dei membri della delegazione del CPT. Di conseguenza, il Comitato ha deciso di pubblicare il rapporto completo della visita.
Nel rapporto, il CPT esorta le autorità croate a prendere misure decise per porre fine al maltrattamento dei migranti da parte di funzionari di polizia e ad assicurare che i casi di maltrattamento siano sottoposti a indagini efficaci. Il Comitato ha effettuato una rapida visita di reazione in Croazia dal 10 al 14 agosto 2020, in particolare lungo il confine con la Bosnia-Erzegovina, per esaminare il trattamento e le tutele riservati ai migranti privati della libertà da parte della polizia croata.
Il rapporto sottolinea che, per la prima volta dall’inizio della visita del CPT in Croazia nel 1998, vi sono state chiare difficoltà di cooperazione. La delegazione del CPT ha ricevuto informazioni incomplete sui luoghi in cui i migranti potrebbero essere privati della libertà e i funzionari di polizia le hanno impedito di accedere ai documenti necessari per l’esecuzione del mandato del Comitato.
Il rapporto contiene diverse testimonianze di migranti sottoposti ad altre forme di maltrattamenti gravi da parte di poliziotti croati: alcuni sono stati costretti a camminare a piedi nudi nella foresta fino alla frontiera e sono stati gettati nel fiume Korana che separa la Croazia dalla Bosnia-Erzegovina, con le mani ancora bloccate da manette di plastica. Altri migranti hanno affermato di essere stati rimandati in Bosnia-Erzegovina con solo la biancheria addosso e, in alcuni casi, completamente nudi. Alcune persone hanno inoltre dichiarato che, dopo essere state arrestate e mentre erano sdraiate faccia a terra, alcuni funzionari di polizia croati hanno sparato e scaricato le armi accanto a loro.
Riconoscendo le grandi difficoltà affrontate dalle autorità croate per rispondere all’elevato numero di migranti che entrano nel loro territorio, il CPT sottolinea la necessità di un approccio europeo concertato. Tuttavia, nonostante tali difficoltà, la Croazia deve rispettare i suoi obblighi in materia di diritti umani e assicurare ai migranti che attraversano la frontiera per entrare nel paese un trattamento umano e dignitoso.
(*) Il paragrafo 3 dell'artcicolo 39 del regolamento interno del CPT prevede quanto segue: "Il Comitato può anche decidere di pubblicare il rapporto nella sua interezza se la parte interessata rilascia una pubblica che riassume il rapporto o commenta il suo contenuto.