Nel suo quinto Parere sulla Croazia, il Comitato consultivo del Consiglio d’Europa sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali (FCNM) riconosce che il quadro legislativo del paese per le minoranze nazionali è “complessivamente conforme alle disposizioni della Convenzione quadro”. Infatti, “è stata emanata una legislazione anti-discriminazione completa e sono in atto strutture per promuovere la parità di trattamento e affrontare i casi di discriminazione a livello nazionale e regionale” (vedere anche la versione francese del rapporto e un riepilogo delle principali conclusioni del Parere in croato).
Tuttavia, la discriminazione contro persone appartenenti a determinati gruppi “persiste”, soprattutto contro le minoranze nazionali rom e serba, tra cui i rimpatriati. Dall’ultimo rapporto sulla Croazia, il Parere osserva inoltre un aumento dei reati di odio e dei “casi di discorso dell’odio nei media e nel dibattito politico”. Inoltre, un aumento del “nazionalismo radicale” ha avuto “un generale impatto negativo sul godimento dei diritti delle minoranze, soprattutto nelle aree gravemente colpite a seguito di conflitti”. A tale riguardo, il Parere accoglie con favore il “processo di riconciliazione” avvenuto nell’estate del 2020 quando il Vice Primo Ministro croato, appartenente alla minoranza nazionale serba, ha partecipato a una commemorazione della liberazione del territorio croato, nonché il cordoglio delle vittime serbe della guerra del 1991-1995 da parte del Primo Ministro croato e altri membri del suo gabinetto.
Il Parere critica inoltre la misura in cui il dibattito pubblico sulle minoranze nazionali sia “dominato dalla retorica e dal pregiudizio contro le minoranze, dove le persone appartenenti alle minoranze nazionali serba e rom sono le più colpite”. In risposta, il Parere chiede di rafforzare l’Ufficio del mediatore e di migliorare l’efficienza del sistema di assistenza legale gratuita, nonché aumentare l’impatto della formazione sui diritti umani e sulla non discriminazione per le forze dell’ordine e la magistratura, in quanto tali misure raggiungerebbero i gruppi vulnerabili e contrasterebbero la mancata denuncia dei casi di discriminazione.