In vista della Giornata internazionale della donna, domenica 8 marzo, la Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić ha chiesto a tutti gli Stati membri di modificare la definizione di stupro.
In un articolo di opinione pubblicato oggi su EU Observer, ha dichiarato: “Sono troppo pochi i nostri Stati membri che trattano questo reato con la dovuta serietà, poiché le definizioni giuridiche di stupro non sono basate sulla mancanza di consenso. Ciò pone sulle persone che hanno subito uno stupro, prevalentemente donne, l’onere di dimostrare di essere vittime”.
La Segretaria generale ha inoltre osservato che l’attività di monitoraggio da parte del Gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (GREVIO) ha riscontrato che numerosi sistemi di giustizia penale in Europa mantengono definizioni di stupro basate sulla forza.
“Gli Stati devono assumersi piena responsabilità e modificare le proprie leggi in conformità alla Convenzione di Istanbul. Il momento di agire è adesso”, ha sottolineato.
Il sesso senza consenso è stupro. Le leggi europee devono riflettere questo concetto
Secondo Amnesty International, circa nove milioni di donne nell’UE hanno subito uno stupro dall’età di 15 anni. Questo numero già allarmante sale ancora di più nei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa. Altrettanto preoccupante è il fatto che sono troppo pochi i nostri Stati membri che trattano questo reato con la dovuta serietà, poiché le definizioni giuridiche di stupro non sono basate sulla mancanza di consenso.
Mentre celebriamo la Giornata internazionale della donna, resta il fatto che il persistere del sessismo determina troppo spesso definizioni distorte e un’attuazione impropria delle leggi relative allo stupro. Spesso, ciò pone sulle persone che hanno subito uno stupro, prevalentemente donne, l’onere di dimostrare di essere vittime. Tutto questo deve cambiare ed esiste un chiaro percorso per raggiungere tale obiettivo.
Attraverso la sua azione di monitoraggio, il nostro Gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (GREVIO) ha riscontrato che numerosi sistemi di giustizia penale in Europa mantengono definizioni di stupro basate sulla forza. Queste definizioni giuridiche spesso richiedono prove che l’autore del reato abbia fatto uso di coercizione o che la vittima non abbia opposto resistenza. Ciò è chiaramente sbagliato.
Si consideri ad esempio un’aggressione sessuale facilitata da sostanze stupefacenti, in cui lo stupratore prende intenzionalmente di mira la vittima servendosi di una droga da stupro per renderla incapace di agire, oppure casi in cui la vittima non è in grado di dare il proprio consenso perché in stato di ebbrezza o semplicemente perché sta dormendo o ha una patologia medica. La realtà è che molte donne e ragazze che subiscono violenze non oppongono resistenza ma si bloccano, fuggono o mostrano amicizia. Dobbiamo smettere di insistere sul fatto che la vittima debba dimostrare di essersi opposta fisicamente. Laddove questa non possa o non voglia opporre resistenza, l’autore del reato potrebbe sfuggire alla giustizia mentre la vittima verrebbe stigmatizzata.
La necessità di una definizione giuridica di stupro basata sulla mancanza di consenso è una norma internazionale riconosciuta in materia di diritti umani, sancita nell’Articolo 36 della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Questo trattato, comunemente noto come Convenzione di Istanbul, impone alle parti contraenti di criminalizzare qualsiasi atto non consensuale di natura sessuale. La buona notizia è che ad oggi sono 34 gli Stati membri che hanno ratificato il trattato. La cattiva notizia è che molti non hanno ancora emendato le loro definizioni giuridiche di stupro in linea con l’Articolo 36. Di quelli che sono stati valutati dal GREVIO, solo l’Austria, il Montenegro, il Portogallo e la Svezia hanno emendato i rispettivi codici penali per definire lo stupro come mancanza di consenso. In molti paesi sono in corso discussioni al riguardo e questo è un segno positivo.
Alcuni Stati membri hanno indicato la strada da percorrere. Nel 2018, ad esempio, le norme svedesi sono state riscritte al fine di eliminare un precedente requisito per la definizione di stupro, secondo il quale doveva essere provato l’utilizzo della forza sulla vittima. La nuova legge criminalizza i rapporti o qualsiasi altro atto sessuale con una persona “che non vi partecipi volontariamente”. I casi in cui non vengono prese misure ragionevoli per stabilire che l’atto sessuale è stato compiuto nonostante la mancanza di consenso da parte della vittima corrispondono ora a responsabilità penale per negligenza.
Il movimento #MeToo ha dato grande risalto ai diritti delle donne, ma il solo attivismo non può imporre il cambiamento. La libertà dallo stupro considerato come basato sul consenso è uno dei diritti umani più elementari, che merita assoluta chiarezza giuridica al fine di proteggere e assistere le vittime in modo adeguato.
Gli Stati devono assumersi piena responsabilità e modificare le proprie leggi in conformità alla Convenzione di Istanbul. Il momento di agire è adesso.