“L’attuale approccio degli Stati europei ai flussi di rifugiati e migranti ha trasformato una questione gestibile in un tema che crea forti divisioni, in particolare all’interno degli Stati membri dell’UE. Inoltre, ha causato enorme sofferenza e disagio a migliaia di persone che cercano la nostra protezione. È giunto il momento per gli Stati europei di porre i diritti umani dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, nonché il principio di condivisione della responsabilità, al centro delle politiche in materia di migrazione e asilo”, ha affermato la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, in una dichiarazione rilasciata oggi.
“Sebbene gli Stati abbiano il diritto di controllare le loro frontiere e di garantire sicurezza, tutto questo non può avvenire a discapito dei diritti umani. La recente adozione delle conclusioni del Consiglio d’Europa e le decisioni a livello nazionale sollevano una serie di preoccupazioni che gli Stati europei devono affrontare per adempiere agli obblighi previsti dalla normativa internazionale in materia di diritti umani che si sono impegnati a rispettare.
Innanzitutto, qualsiasi approccio alla migrazione nel Mediterraneo dovrebbe garantire un sistema dotato di sufficienti risorse e pienamente operativo per salvare vite umane in mare. Le recenti tragedie che hanno portato alla morte di centinaia di persone dovrebbero ricordarci l’urgente necessità di agire. In questo contesto, le organizzazioni non governative (ONG) svolgono un ruolo cruciale e dovrebbero essere libere di utilizzare i porti e altre strutture per eseguire le operazioni di salvataggio e per aiutare i migranti. Purtroppo, una serie di Stati membri del Consiglio d’Europa sta ostacolando il lavoro delle ONG, il che mette in pericolo la vita di molte persone. Quando gli Stati membri coordinano le operazioni di salvataggio dovrebbero utilizzare appieno le capacità di ricerca e salvataggio a disposizione, comprese quelle delle navi delle ONG. Le autorità di coordinamento dovrebbero assicurare che le istruzioni fornite durante le operazioni di salvataggio rispettino pienamente i diritti umani dei migranti soccorsi. Occorre garantire che queste persone non siano messe in situazioni in cui il loro diritto alla vita sarebbe minacciato o in cui sarebbero sottoposte a torture, a trattamenti inumani o degradanti o a privazione arbitraria della loro libertà.