Il Comitato dei Ministri ha adottato una Raccomandazione sull’utilizzo delle informazioni raccolte in zone di conflitto come prove nei procedimenti penali relativi a reati di terrorismo. Elaborata dal Comitato di lotta contro il terrorismo (CDCT), la Raccomandazione fornisce agli Stati membri degli orientamenti sulle possibilità di utilizzare, nei procedimenti penali nazionali, le informazioni raccolte in zone di conflitto, a condizione che tali informazioni siano state raccolte conformemente ai principi dello Stato di diritto e alle norme dei diritti umani enunciate dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Un numero crescente di combattenti terroristi stranieri rientra dalla Siria e dall’Iraq nel proprio paese d’origine, dove può rappresentare una grave minaccia per la sicurezza. È pertanto essenziale che le autorità nazionali pertinenti abbiano la capacità di comprendere meglio il ruolo di queste persone all’estero al fine di poter intraprendere indagini e procedimenti penali contro le persone sospettate di aver partecipato ad attività terroristiche. Mentre gli attori della giustizia penale civile sono generalmente incaricati di raccogliere prove nel proprio paese, l’accesso alle potenziali scene del crimine nelle zone di conflitto è molto limitato e le possibilità di indagine degli attori civili sono pressoché inesistenti. Di conseguenza, le informazioni raccolte dal personale militare, dai servizi dell’intelligence e da altre fonti (ad esempio, organizzazioni non governative, media o aziende private) che non agiscono in qualità di forze dell’ordine possono avere un valore maggiore come eventuali prove dinanzi ai tribunali nazionali. Allo stesso tempo, la Raccomandazione riconosce che raccogliere informazioni da utilizzare come prove nei procedimenti penali non è il compito principale di questi attori.
Il Comitato dei Ministri chiede ai governi di seguire questa Raccomandazione durante l’elaborazione della loro legislazione, delle loro politiche e della loro pratica e di garantirne la distribuzione ai professionisti della giustizia penale e delle forze dell’ordine che potrebbero trarre vantaggio dall’utilizzo di informazioni provenienti da zone di conflitto nei rispettivi casi riguardanti reati di terrorismo commessi in tali zone.