In due rapporti pubblicati oggi, il Gruppo di Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione (GRECO) ha rivolto alla Grecia elogi frammisti e qualche critica per gli sforzi compiuti nel combattere la corruzione nel ramo legislativo e giudiziario del governo.
Uno dei due rapporti – Prevenzione della corruzione di parlamentari, giudici e pubblici ministeri – conclude che soltanto sei delle 19 raccomandazioni precedentemente formulate sono state “trattate in modo soddisfacente”. (versione greca del rapporto)
Il rapporto plaude all’adozione da parte della Grecia del Codice di condotta dei parlamentari, che prevede disposizioni riguardanti, tra l’altro, il conflitto di interessi e l’accettazione di doni, e comprende un meccanismo di sorveglianza e di applicazione delle norme da parte di un comitato etico parlamentare e la possibilità di imporre una serie di sanzioni. Il GRECO elogia inoltre la maggiore trasparenza e il campo di applicazione più esteso per la dichiarazione patrimoniale, di reddito e di interessi dei parlamentari, che deve restare pubblicata online fino a tre anni dopo la cessazione del mandato del dichiarante.
In una pubblicazione unica, ugualmente resa nota oggi, il GRECO ha proceduto a una “rivalutazione” della conformità della Grecia alla raccomandazione specifica sulla trasparenza nel finanziamento dei partiti politici, visto il “cambiamento radicale” della politica del paese in materia di contributi anonimi versati ai partiti politici. (consultare la versione greca del rapporto)
La raccomandazione precedente consentiva donazioni comprovate da un tagliando soltanto se era sistematicamente menzionato il nome e il numero di identificazione fiscale o il numero della carta d’identità del donatore. Tuttavia, solo due anni dopo avere vietato completamente i doni anonimi, la Grecia ha introdotto nuovamente un certo livello di anonimato. Contemporaneamente, la cosiddetta raccolta di fondi da parte dei partiti sembra consentire le donazioni anonime.
- Comunicato stampa completo - Greece: Grecia: plausi e critiche del Gruppo anticorruzione del Consiglio d’Europa