“L’Ungheria dovrebbe far fronte a molte sfide interconnesse in materia di diritti umani,” ha dichiarato oggi la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović, a conclusione della visita di cinque giorni effettuata nel paese la settimana scorsa. “È stato notevolmente ridotto e ristretto lo spazio lasciato alle attività delle ONG, dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti critici nei confronti del governo”.
I difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile sono stati oggetto di campagne diffamatorie, nonché di una legislazione volta a colpire i finanziamenti provenienti dall’estero e il sostegno ai migranti, e sono stati sottoposti a una tassazione punitiva, volta a limitare le loro attività. “Il pacchetto legislativo mirante nel suo complesso a ridurre lo spazio di azione delle ONG esercita un continuo effetto dissuasivo sulle attività delle organizzazioni della società civile nel campo dei diritti umani e le scoraggia dallo svolgere le loro attività regolari”, ha sottolineato la Commissaria. “Il Governo dovrebbe invertire la sua preoccupante linea di condotta, che incide negativamente sul sistema di protezione dei diritti umani nel paese, abrogare la normativa dannosa e ripristinare un ambiente favorevole al prezioso lavoro dei difensori dei diritti umani, delle ONG e dei media indipendenti, in quanto elementi necessari nelle società democratiche”, ha aggiunto.
La Commissaria ha inoltre rilevato una regressione per quanto concerne i diritti delle donne e la parità di genere in Ungheria. Le donne rappresentano soltanto il 12.6% dei membri del Parlamento e l’Ungheria è stata classificata al penultimo posto nell’Indice sull’uguaglianza di genere 2017 dell’Istituto europeo per la parità di genere. “L’Ungheria dovrebbe adottare misure positive per migliorare la parità di genere e aumentare la partecipazione delle donne ai processi decisionali in tutti i settori”.