In un rapporto pubblicato in data odierna, il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT), indica di non avere ricevuto segnalazioni di maltrattamenti nelle carceri, nei commissariati di polizia e negli istituti psichiatrici visitati, e di avere constatato condizioni materiali di detenzione buone e perfino eccellenti. Il Comitato esprime tuttavia preoccupazione per il fatto che poco o nulla sia stato intrapreso per conformarsi a un numero significativo di raccomandazioni formulate in passato, alcune delle quali risalgono alla prima visita effettuata in Islanda 26 anni fa. Tali raccomandazioni riguardano l’assenza di un controllo medico sistematico e tempestivo dei detenuti appena giunti in carcere, comprendente la verifica della presenza di lesioni e di malattie trasmissibili. Il CPT rileva che il consumo di droga continua ad essere uno dei principali problemi del sistema carcerario islandese. Invita le autorità ad attuare una strategia globale per assistere i detenuti con problemi di tossicodipendenza, e in particolare a prendere misure per la riduzione del rischio legato al consumo di stupefacenti.
Per quanto concerne la visita agli istituti psichiatrici, il CPT constata con preoccupazione che degli agenti di polizia in uniforme possono ancora essere chiamati talvolta ad assistere il personale medico per controllare i pazienti con comportamento aggressivo. Il Comitato aveva raccomandato di abbandonare tale pratica fin dalla sua visita nel 2012.
Inoltre, il CPT sollecita un maggiore accesso alle cure psichiatriche e all’assistenza psicologica in carcere e invita le autorità ad attuare la sua raccomandazione, già formulata in passato, di migliorare le garanzie giuridiche nei casi di ricovero coatto.
Il rapporto è basato sulla quinta visita del CPT in Islanda, tenutasi dal 17 al 24 maggio 2019. Le autorità islandesi dovranno inviare la propria risposta entro maggio 2020.