Negli ultimi mesi, diversi Stati membri del Consiglio d’Europa si sono dimostrati “timorosi” rispetto alla ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (più comunemente nota come “Convenzione di Istanbul”).
Sebbene quasi ogni singolo membro del Consiglio d’Europa abbia firmato il trattato, in alcuni paesi si sono recentemente diffuse come nebbia concezioni errate che vedrebbero la finalità della Convenzione come “ideologicamente di parte” o contro i “valori tradizionali della famiglia”.
In estratti di articoli sulla Convenzione di Istanbul riportati su ELLE Magazine Croazia e ELLE Magazine Bulgaria (usciti questa settimana), tale nebbia viene dissipata e si pone in evidenza il fulcro del trattato del Consiglio d’Europa: il trattato fornisce strumenti essenziali per sostenere il diritto umano fondamentale delle donne di vivere una vita senza violenza.
Per contrastare la nozione secondo la quale la Convenzione di Istanbul cercherebbe di imporre un’“ideologia di genere” agli Stati membri, gli articoli delle riviste spiegano la differenza tra il termine “sesso”, il quale indica le caratteristiche biologiche che definiscono gli esseri umani in quanto maschio e femmina, e “genere”, che racchiude ruoli socialmente costruiti, comportamenti e attività che una determinata società considera appropriati per gli uomini e per le donne. (segue...)