Un nuovo rapporto del Comitato di esperti che assicura il monitoraggio dell’attuazione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d’Europa riconosce che la Romania dispone di un quadro giuridico solido e politiche di protezione delle lingue minoritarie, in particolare nell’istruzione, ma esprime rammarico per il fatto che la soglia richiesta per l’utilizzo della lingua nell’amministrazione sia troppo elevata.
In Romania, la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie si applica a 20 lingue. Dieci lingue (bulgaro, croato, ceco, tedesco, ungherese, russo, serbo, slovacco, turco e ucraino) godono di una maggiore protezione da quando la Romania ha assunto ulteriori impegni per la loro promozione nella vita pubblica, soprattutto in relazione al loro utilizzo nell’istruzione, nella giustizia, nell’amministrazione, nei media, nella vita economica e sociale, nella cultura e negli scambi transfrontalieri. La Carta protegge inoltre l’albanese, l’armeno, il greco, l’italiano, il macedone, il polacco, il romaní, il ruteno, il tataro e lo yiddish.
Il Comitato sottolinea che il sistema rumeno per la protezione delle lingue minoritarie mostra buone pratiche in molte aree. Tuttavia, il Comitato esprime preoccupazione per il fatto che la soglia del 20% fissata dalla legislazione interna per l’utilizzo delle lingue minoritarie nell’amministrazione sia troppo elevata e precisa che un’applicazione rigida priverebbe le persone che parlano lingue minoritarie della piena protezione fornita dalla Carta.
Considerando che il romaní è la lingua madre di almeno 199.000 persone nel paese e che, secondo le stime, il numero delle persone che parlano tale lingua è molto superiore, il Comitato raccomanda alle autorità rumene di promuovere ulteriormente la presenza di questa lingua nella vita pubblica, in particolar modo nell’istruzione.
Un riepilogo del rapporto di valutazione è disponibile anche in rumeno.
La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie e la Romania