Indietro Incontro del Segretario generale Thorbjørn Jagland con il ministro della Giustizia italiano Orlando

Andrea Orlando e Thorbjørn Jagland

Andrea Orlando e Thorbjørn Jagland

Il Segretario generale Thorbjørn Jagland e il ministro della Giustizia italiano Andrea Orlando hanno tenuto oggi uno scambio di opinioni presso il Palais de l’Europe per discutere sugli attuali sviluppi e problemi di interesse comune.

Il Segretario generale e il ministro hanno posto in evidenza l’eccellente collaborazione tra l’Italia e il Consiglio d’Europa. L’incontro si è incentrato principalmente sulle riforme giudiziarie e penitenziarie del paese.

Orlando ha firmato con Jagland il nuovo Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate (STE no.222).

Hanno firmato il Protocollo sette paesi: Austria, Bulgaria, Italia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia e Svizzera.

Il programma ufficiale ha previsto inoltre un incontro presso il Palais de Droit de l’Homme con il Presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo Guido Raimondi.

 

Contesto

L’obiettivo del Protocollo di emendamento è modernizzare e migliorare il Protocollo addizionale (STE no. 167), prendendo in considerazione l’evoluzione nella cooperazione internazionale sul trasferimento delle persone condannate dalla sua entrata in vigore a giugno 2000.

Tale strumento stabilisce le regole applicabili al trasferimento dell’esecuzione delle sentenze, in primo luogo in caso di latitanza delle persone condannate dallo Stato di condanna al loro Stato di nazionalità e in secondo luogo nel caso in cui siano soggette a un ordine di espulsione o allontanamento come conseguenza della loro sentenza.

Il Protocollo integra la Convenzione del 1983 sul trasferimento delle persone condannate (STE no. 112), il cui obiettivo è promuovere la riabilitazione sociale di cittadini stranieri condannati consentendo loro di scontare la pena nel paese di origine. Questa Convenzione si fonda in larga misura su principi umanitari e si basa sulla considerazione che le difficoltà di comunicazione, le barriere linguistiche e la privazione del contatto con la famiglia possono avere effetti negativi sui detenuti stranieri.

Segretario generale Strasburgo 20 febbraio 2018
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