L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha deciso oggi di riaprire la procedura di monitoraggio nei confronti della Turchia fin quando “le profonde preoccupazioni” relative al rispetto dei diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto “non saranno affrontate in maniera soddisfacente”.
La risoluzione adottata richiede alle autorità turche di prendere urgentemente delle misure come la revoca dello stato di emergenza “il più rapidamente possibile”, l’interruzione della promulgazione di decreti legge di emergenza che eludono la procedura parlamentare “salvo se strettamente necessario”, e la liberazione di tutti i parlamentari e giornalisti detenuti e in attesa del loro processo. Si dovrebbe inoltre istituire la Commissione d’inchiesta sulle misure di stato di emergenza, vegliare affinché i processi si svolgano nel rispetto delle garanzie di una procedura regolare, e adottare misure urgenti che ripristino la libertà di espressione e di stampa.
Sulla base del rapporto di Ingebjørg Godskesen (Norvegia, CE) e Marianne Mikko (Estonia, SOC), il testo adottato evidenzia che nove mesi dopo il tentativo di colpo di Stato, “la situazione si è aggravata e le misure sono andate al di là di quanto necessario e proporzionato”. Le autorità governano “emanando decreti legge”, andando ben oltre quello che una situazione d’emergenza richiede e superando la competenza legislativa del parlamento. In questo contesto, l’Assemblea ha ricordato che “la reintroduzione della pena di morte sarebbe incompatibile con l’appartenenza al Consiglio d’Europa”.
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