La Segretaria generale Marija Pejčinović Burić ha pubblicato oggi un rapporto sulle gravi questioni sollevate dalle due sentenze della Corte costituzionale polacca del 24 novembre 2021 e del 10 marzo 2022. In queste sentenze, la Corte costituzionale ha constatato che la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, nello specifico l'Articolo 6, che garantisce il diritto a un equo processo (secondo l’interpretazione dalla Corte europea dei diritti dell'uomo), non è conforme alla Costituzione polacca.
La Segretaria generale conclude che la consolidata ed esclusiva competenza della Corte europea nell’applicazione e nell’interpretazione dei diritti sanciti dalla Convenzione è stata messa in discussione da queste due sentenze. Di conseguenza, l’obbligo della Polonia di assicurare a ogni persona sotto la sua giurisdizione il godimento del diritto a un equo processo da parte di un tribunale indipendente e imparziale istituito dalla legge non è, in questa fase, rispettato nel diritto polacco. La Segretaria generale esprime le sue preoccupazioni alla luce del crescente numero di sentenze simili e relativi ricorsi pendenti dinanzi alla Corte europea.
Nel rapporto, la Segretaria generale evidenzia il rigoroso obbligo della Polonia di eseguire le sentenze della Corte europea e sottolinea che le lacune individuate devono essere affrontare dal Comitato dei Ministri durante la supervisione dell’esecuzione di tali sentenze da parte della Polonia, come previsto dall'Articolo 46 della Convenzione. Il Comitato dei Ministri supervisionerà a dicembre 2022 l’esecuzione da parte della Polonia delle sentenze della Corte europea nei casi Xero Flor w Polsce sp. z o.o., Gruppo di casi Reczkowicz, Broda e Bojara.
Il rapporto servirà da base per un ulteriore impegno in un dialogo costruttivo con le autorità polacche, al fine di assicurare il completo godimento del diritto a un processo equo da parte di un tribunale indipendente e imparziale stabilito dalla legge in Polonia.