In occasione della conferenza stampa annuale della Corte europea dei diritti dell'uomo, svoltasi il 26 gennaio 2017, il Presidente Raimondi ha tracciato un bilancio delle attività condotte nel 2016, indicando che è notevolmente aumentato il volume dei casi sottoposti alla Corte, dopo il calo registrato nei due anni precedenti. Ciò è in gran parte dovuto alla situazione di tre paesi: Romania, Ungheria, per i ricorsi relativi alle condizioni di detenzione, e Turchia, essenzialmente dopo il drammatico tentativo di colpo di Stato del luglio 2016. Nel riconoscere la difficile situazione vissuta dal paese, e sottolineando l’importanza dei provvedimenti più recenti destinati a consentire un controllo giudiziario delle decisioni relative allo stato di emergenza, il Presidente ha tenuto a sottolineare il ruolo essenziale svolto in tale contesto dal Segretario generale del Consiglio d’Europa, che ha mantenuto un dialogo continuo con le autorità turche.
Alla fine del 2016, il numero di cause pendenti ammontava a 79.750, registrando quindi un aumento del 23% rispetto alla fine del 2015 (quando risultavano pendenti 64.850 ricorsi).
Nel corso della conferenza stampa la Corte ha inoltre reso pubblico il suo rapporto annuale di attività e le sue statistiche per il 2016. La tabella annuale che elenca le violazioni suddivise per paese mostra che gli Stati nei confronti dei quali è stato pronunciato il maggior numero di sentenze di condanna, con constatazione di almeno una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sono la Russia (228 sentenze), la Turchia (88), la Romania (86), l’Ucraina (73), la Grecia (45) e l’Ungheria (41). Al 31 dicembre 2016, la maggior parte dei casi pendenti riguardava ricorsi presentati contro l’Ucraina (il 22,8 %), la Turchia (15,8 %), l’Ungheria (11,2%), la Russia (9,8 %), e la Romania (9,3 %). La metà dei ricorsi prioritari riguardava l’Ucraina.
Il Presidente ha sottolineato l’importanza di un’effettiva applicazione delle disposizioni della Convenzione a livello nazionale, per garantire che il principio di sussidiarietà raggiunga pienamente il suo scopo.