Un nuovo rapporto del Consiglio d’Europa sul diritto al più alto standard raggiungibile di salute e accesso all’assistenza sanitaria per le persone LGBTI in Europa indica sostanziali disparità e sfide sistemiche. Il rapporto propone numerose raccomandazioni agli Stati membri del Consiglio d’Europa per migliorare il panorama sanitario per le persone LGBTI e promuovere così un sistema sanitario più inclusivo e più giusto in tutta Europa.
Il rapporto mette in luce significative disuguaglianze in ambito sanitario fra le persone LGBTI e la popolazione generale, tra cui tassi più elevati di problemi di salute mentale, principalmente causati da discriminazione pervasiva ed emarginazione. L’indagine condotta dall’Agenzia per i diritti fondamentali (FRA) dell’UE nel 2020 ha rilevato che il 16% delle persone LGBTI ha subito discriminazione nel settore sanitario; tra gli intervistati transgender, questo indicatore è salito al 34%. Inoltre, il 46% delle persone LGBTI non svela il proprio orientamento sessuale o identità di genere agli operatori sanitari. Le norme culturali e sociali, la retorica anti-LGBTI, gli ostacoli istituzionali e l’insufficiente formazione per i professionisti del settore sanitario contribuiscono a un inadeguato accesso all’assistenza sanitaria. Fattori intersettoriali, tra cui l’etnia, l’età, il genere, la disabilità e lo status socioeconomico, aggravano queste disparità.
La legislazione nazionale in materia è varia, ma solo otto Stati membri hanno leggi anti-discriminazione complete che coprono l’orientamento sessuale, l’identità di genere e le caratteristiche sessuali (Belgio, Bosnia-Erzegovina, Danimarca, Finlandia, Islanda, Montenegro, Serbia e Spagna). Inoltre, la mancanza di dati inclusivi sulle esigenze sanitarie delle persone LGBTI impedisce l’elaborazione di politiche efficaci; molte indagini in ambito sanitario non includono dati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, il che rende meno visibili le specifiche problematiche delle persone LGBTI in ambito sanitario.
Per affrontare questi problemi, il rapporto identifica diverse pratiche promettenti, tra cui la raccolta di dati standardizzata, la formazione sanitaria inclusiva e programmi mirati per le esigenze sanitarie delle persone LGBTI. Una serie di raccomandazioni mira a risolvere le sfide specifiche delle persone LGBTI. Le persone trans, ad esempio, affrontano ostacoli come lunghi tempi di attesa e copertura assicurativa inadeguata. Il rapporto raccomanda revisioni periodiche della legislazione in materia sanitaria specifica per le persone trans, il decentramento dei servizi e il rispetto delle norme dell’Organizzazione mondiale della sanità e sottolinea l’importanza dell’autodeterminazione e del consenso informato.
Le persone LGBTI anziane affrontano una maggiore discriminazione, anche a causa della stigmatizzazione storica, che porta a scarsi risultati in ambito sanitario.
Infine, le persone LGBTI, in particolare i giovani e le persone oggetto di diverse forme di discriminazione, mostrano elevati tassi di cattiva salute mentale, causati principalmente da discriminazione pervasiva ed emarginazione. Il rapporto chiede l’integrazione delle problematiche specifiche delle persone LGBTI nelle politiche nazionali in materia di salute mentale e il divieto di pratiche di “conversione”.
Le persone LGBTI in tutta Europa continuano a mostrare risultati sanitari sproporzionatamente peggiori, conclude il rapporto, e le raccomandazioni fornite offrono agli Stati membri una tabella di marcia per affrontare i problemi in modo efficace. La collaborazione, approcci basati sui dati e finanziamenti sostenuti sono cruciali per raggiungere un’assistenza sanitaria equa per le persone LGBTI.
Il rapporto è stato preparato dal Comitato di esperti del Consiglio d’Europa sull’orientamento sessuale, l’identità di genere e le caratteristiche sessuali per il Comitato direttivo del Consiglio d’Europa sull’antidiscriminazione, la diversità e l’inclusione (CDADI).