Il numero di persone oggetto di sanzioni e misure che mantengono i responsabili di infrazioni nella comunità e non li privano della libertà è aumentato del 3% in Europa dal 2019 al 2020, secondo l’indagine annuale SPACE II 2020, condotta per il Consiglio d’Europa dall’Università di Losanna (vedere anche le principali conclusioni).
Infatti, secondo i dati forniti da 29 servizi di libertà vigilata che utilizzano la persona come unità per il conteggio (alcune amministrazioni usano altri indicatori come il numero di casi o dossier), il numero di persone interessate è passato da 1.456.192 nel 2019 a 1.500.547 nel 2020. Questo aumento conferma una tendenza in Europa allo sviluppo di sanzioni e misure applicate nella comunità come il monitoraggio elettronico, i lavori socialmente utili, gli arresti domiciliari, le terapie, il regime di semilibertà e la libertà condizionale.
Il 31 gennaio 2020, in Europa vi erano 149 persone in libertà vigilata ogni 100.000 abitanti rispetto a 103 detenuti in carcere ogni 100.000 abitanti. Le amministrazioni con il più alto tasso di libertà vigilata erano quelle di Polonia (643 persone in libertà vigilata ogni 100.000 abitanti), Turchia (627), Lituania (568) e Georgia (562). Le amministrazioni con i tassi più bassi sono quelle di due paesi che hanno iniziato a ricorrere alle sanzioni e alle misure applicate nella comunità negli ultimi dieci anni: Macedonia del Nord (6 persone in libertà vigilata ogni 100.000) e Serbia (35), seguite da Svizzera (47), Norvegia (49), Finlandia (54) e Bulgaria (56).
In 34 delle 40 amministrazioni penitenziarie e di libertà vigilata che hanno fornito dati, il tasso di libertà vigilata era superiore a quello di detenzione. Condotta ogni anno per il Consiglio d’Europa dall’Università di Losanna, l’indagine SPACE fornisce una panoramica del ricorso a pene privative della libertà (SPACE I) e a sanzioni e misure applicate nella comunità - note anche come alternative alla detenzione - (SPACE II) negli Stati membri del Consiglio d’Europa.