La Segretaria generale Marija Pejčinović Burić ha incontrato Yulia Navalnaya, la vedova di Alexei Navalnyy.
Esprimendo cordoglio e profonda tristezza per la perdita dell’eminente leader dell’opposizione russa, la Segretaria generale ha sottolineato come la morte di Navalnyy non può essere separata dalle gravi violazioni dei diritti umani che ha dovuto affrontare. Questi includono un tentativo di avvelenamento non sottoposto a indagine, una serie di casi motivati da considerazioni politiche e una detenzione ingiusta in condizioni che costituivano trattamenti inumani e degradanti, di cui le autorità russe sono totalmente responsabili. La Segretaria generale ha inoltre notato dei precedenti nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in cui i familiari stretti o gli eredi, in determinate condizioni, hanno portato avanti i casi pendenti dopo il decesso dei ricorrenti iniziali.
Marija Pejčinović Burić ha ricordato che la Federazione russa resta soggetta all’obbligo giuridico internazionale incondizionato di eseguire le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, comprese quelle emesse nei confronti di Navalnyy.
In virtù di tale obbligo e in qualità di Stato aderente alla Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, la Federazione russa deve assicurare indagini efficaci sulla morte di Navalnyy durante la sua detenzione, ha ribadito la Segretaria generale.
Marija Pejčinović Burić ha deplorato la repressione senza precedenti contro la società civile e i difensori dei diritti umani nella Federazione russa. In tale contesto, ha elogiato il coraggio di Navalnyy a lottare per una Russia libera e democratica, come anche la determinazione di Yulia Navalnaya a portare avanti il lascito di suo marito.