Rivolgendosi all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), la Segretaria generale Marija Pejčinović Burić ha sottolineato che, dall’inizio dell’emergenza sanitaria in Europa, il Consiglio d’Europa ha fornito ai suoi Stati membri non solo consulenza ma anche sostegno materiale. “Abbiamo condiviso la nostra conoscenza e offerto accesso libero temporaneo agli orientamenti e agli standard della nostra Farmacopea agli sviluppatori che lavorano ai vaccini contro il Covid-19. Abbiamo pubblicato delle linee guida per aiutarli a raggiungere un controllo di qualità. Abbiamo fornito oltre 52.000 dispositivi di protezione ai servizi penitenziari in tutta Europa, tra cui generatori di ossigeno, mascherine protettive, schermi per il viso e divise mediche protettive”, ha dichiarato.
La Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa ha investito più di € 3 miliardi in oltre 20 progetti di emergenza legati al Covid e ha emesso obbligazioni di inclusione sociale per contribuire a finanziare la mitigazione da parte degli Stati membri degli effetti sociali ed economici della pandemia.
La Segretaria generale ha posto un interrogativo sull’accettabilità da parte dei paesi di vaccini obbligatori per tutti o solo per gruppi specifici o sull’accettabilità da parte dei governi di certificati di vaccinazione che consentano maggiori libertà solo a chi si è sottoposto al vaccino, sottolineando il fatto che si tratta di questioni complesse, in cui la dimensione dei diritti umani è molto importante.
La Convenzione di Oviedo chiarisce che qualsiasi intervento medico dovrebbe ottenere un consenso libero e informato del paziente e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo impone una rigorosa verifica della legittimità e della proporzionalità per giustificare qualsiasi misura obbligatoria in aree delicate come quella della salute. Differenze ingiustificate nel trattamento delle persone in base al loro stato di salute potrebbe, in ultima analisi, sollevare problemi di discriminazione ai sensi della Convenzione europea e della Carta sociale europea. I certificati di vaccinazione, ad esempio, dovrebbero prendere in considerazione i diritti alla privacy e alla protezione dei dati.
La Segretaria generale ha sottolineato inoltre che qualsiasi documento che fornisca alle persone vaccinate accesso a diritti, servizi o luoghi risulta problematico se tale accesso rimane fuori dalla portata delle persone che non possono essere vaccinate o non hanno avuto la possibilità di vaccinarsi, un aspetto da prendere in considerazione quando si concepiscono questi sistemi. La Segretaria generale ha affermato che sono innanzitutto i tribunali nazionali a dover valutare la conformità a tali principi giuridici qualora emergano casi di questo tipo.
In relazione alle conseguenze a lungo termine del Covid-19 sui diritti sociali degli europei, Marija Pejčinović Burić ha affermato che, durante una regressione economica, vi è sempre un rischio di aggravare le divisioni sociali. È importante rispondere in modo tale da proteggere i diritti, le necessità e la dignità dei meno abbienti.