Nel suo ultimo intervento pronunciato nel corso della sessione di gennaio dell’Assemblea parlamentare , il Segretario generale Thorbjørn Jagland ha espresso soddisfazione nel constatare che la Corte europea dei diritti dell'uomo poggia oggi su basi più solide rispetto al momento della sua elezione nel 2009. All’epoca, era messa in discussione la credibilità del sistema della Convenzione, a causa della mole di lavoro arretrato rappresentata da circa 160.000 ricorsi pendenti. Alla fine dell’anno scorso, il loro numero è calato a 56.000. Tale evoluzione positiva è stata ottenuta in gran parte grazie al trasferimento di risorse che sono state assegnate ad attività sul campo, al fine di rendere conformi alla Convenzione le legislazioni degli Stati membri e migliorare la formazione di giudici e avvocati. Jagland si è dichiarato preoccupato per la situazione in Turchia, dove è attualmente messo a dura prova il ruolo della magistratura e pertanto il sistema della Convenzione del Consiglio d’Europa. Ha avvertito che se non verrà resa giustizia a tempo debito, centinaia o perfino migliaia di cause turche si ritroveranno dinanzi alla Corte di Strasburgo.
Il Segretario generale ha sottolineato i progressi compiuti in numerosi settori, tra cui le migrazioni, la tratta di esseri umani, la protezione dei dati, la governance di Internet, la lotta contro il terrorismo e l'estremismo e la protezione dei minori contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali. Ha inoltre richiamato l'attenzione sulle sfide emergenti in materia di diritti umani, in particolare nel campo dell'intelligenza artificiale e del lavoro forzato, spesso definito come nuova forma di schiavitù moderna.
Per quanto riguarda il continuo mancato versamento da parte della Russia dei suoi contributi al bilancio dell’Organizzazione, il Segretario generale Jagland ha osservato che la decisione dell'Assemblea di privare la delegazione russa del diritto di voto non ha portato al ritorno della Crimea all’Ucraina, né migliorato la situazione dei diritti umani in Russia. Ha al contrario fatto sorgere una crisi all'interno dell'Organizzazione. Pertanto, ha esortato l'Assemblea e il Comitato dei Ministri a riunirsi attorno allo stesso tavolo e avviare discussioni concrete per chiarire i regolamenti e la ripartizione dei poteri tra i due organi, in modo da rafforzare l'autorità dell'Organizzazione, sulla base della parità di diritti e di obblighi. Jagland ha fatto riferimento a una lettera che gli è stata inviata da 59 personalità di spicco impegnate nella difesa dei diritti umani in Russia, in cui si sollecita una soluzione di compromesso per evitare che la Russia si ritiri dal Consiglio d'Europa. La lettera avvertiva che l’uscita della Russia avrebbe essenzialmente danneggiato i cittadini russi, privandoli della protezione prevista dal sistema della Convenzione. Il Segretario generale ha concluso affermando che nell'anno in cui si celebra il 70° anniversario del Consiglio d'Europa, una soluzione di compromesso alla crisi russa rappresenterebbe un grande dono all'Europa.