Le autorità serbe devono riconoscere che i maltrattamenti inflitti dalle forze dell’ordine sono una pratica ammessa nel paese e non sono unicamente commessi da alcuni agenti di polizia senza scrupoli. Devono pertanto condurre vere indagini sulle denunce di maltrattamenti e prendere provvedimenti per punire gli autori, ha dichiarato il Comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa (CPT) nel suo rapporto pubblicato in data odierna, insieme alla risposta del governo serbo, sulla visita ad hoc effettuata in Serbia nel maggio-giugno 2017 presso 16 commissariati e istituti penitenziari.
La delegazione del CPT ha ricevuto un numero non trascurabile di denunce di maltrattamenti fisici (schiaffi, pugni, colpi con manganelli o mazze da baseball ed elettroshock) inflitti da agenti di polizia, in particolare ispettori della squadra omicidi della polizia giudiziaria, a persone private di libertà nei grandi centri urbani, quali Belgrado, Niš e Novi Sad. Tali violenze mirano a costringere gli indagati a confessare determinati reati o a punirli. “Le autorità competenti devono incoraggiare un approccio radicalmente diverso delle tecniche investigative utilizzate dalla polizia, che non cerchi ad ottenere una confessione come elemento di prova, ma sia basato su informazioni accurate e affidabili per scoprire la verità sul caso in corso di esame”, indica il rapporto.
Per combattere la cultura dell'impunità nelle forze dell’ordine, è essenziale che vengano condotte indagini reali sulle accuse di maltrattamenti e che le azioni criminali commesse dalla polizia siano sanzionate. Le lesioni che potrebbero essere state causate da maltrattamenti dovrebbero essere sistematicamente registrate e trasmesse all'organismo investigativo competente incaricato dell’inchiesta; il CPT ha descritto come "sviluppo positivo" l'introduzione di tale procedura nelle carceri distrettuali di Novi Sad e Belgrado. Per indagare sui maltrattamenti, le autorità serbe dovrebbero ugualmente istituire un organismo indipendente per raccogliere le denunce contro la polizia, prosegue il CPT, ma, a breve termine, occorre rafforzare il servizio di controllo interno del ministero degli Interni e porre fine alla pratica in base alla quale alti funzionari di polizia indagano sui loro subordinati all'interno della stessa unità. Il CPT constata inoltre la mancanza di rigore nelle indagini condotte dai pubblici ministeri, nonché l'eccessiva durata dei procedimenti e la mitezza delle sanzioni comminate.