“L’adozione del progetto di legge sulla Sicurezza del Rwanda (asilo e immigrazione) da parte del Parlamento britannico solleva importanti questioni riguardanti i diritti umani dei richiedenti asilo e lo Stato di diritto in generale”, ha dichiarato Michael O’Flaherty, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa. “Il governo del Regno unito deve astenersi dal trasferire persone in Rwanda e deve rivedere l’effettiva violazione dell’indipendenza della giustizia contenuta in questa legge”, ha sottolineato il Commissario.
“La gestione dell’asilo e della migrazione è senza dubbio un compito complesso per gli Stati, ma deve essere realizzata sempre nel pieno rispetto delle norme internazionali. A tale riguardo, sono preoccupato per il fatto che il progetto di legge sul Rwanda consenta l’attuazione di una politica di trasferimento delle persone in Rwanda senza una valutazione preventiva delle loro richieste di asilo da parte delle autorità britanniche nella maggior parte dei casi. Nello specifico, il progetto di legge impedisce alle persone soggette al trasferimento in Rwanda di accedere a vie di ricorso per potenziali violazioni del divieto assoluto di respingimento, escludendo in modo significativo la capacità dei tribunali britannici di esaminare appieno e in modo indipendente i casi che vengono loro presentati.
Il progetto di legge è stato proposto dal governo britannico congiuntamente a un nuovo trattato con il Rwanda, a seguito delle conclusioni tratte dalla Corte suprema britannica a novembre 2023, secondo cui le persone trasferite in Rwanda corrono un rischio reale di essere rinviate nei loro paesi di origine, in violazione del principio di non respingimento. Il Regno Unito non ha il diritto di sottoporre persone a misure di respingimento, nemmeno in modo indiretto. Questo divieto è stabilito dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, dalla Convenzione delle Nazioni Unite sullo status dei rifugiati e da una serie di altri strumenti internazionali.
Sebbene il trattato tra il Regno Unito e il Rwanda contenga una serie di disposizioni volte a prevenire il respingimento, la sentenza della Corte suprema sottolinea l’importanza di garantire alle persone interessate la possibilità di richiedere un esame giudiziario indipendente della presunta sicurezza del paese in cui vengono trasferite. Ciononostante, il progetto di legge sul Rwanda impedisce alle persone di presentare un ricorso significativo ai tribunali britannici in relazione alla questione principale del respingimento, escludendo ad esempio l’esame di dichiarazioni secondo cui il Rwanda non agirebbe conformemente ai suoi impegni previsti dal trattato. Il progetto di legge richiede ai responsabili delle decisioni di considerare il Rwanda come “sicuro” per il trasferimento, indipendentemente dalla situazione specifica sul terreno. Proibisce esplicitamente ai tribunali britannici di considerare il rischio che il Rwanda invii persone in altri paesi, come anche l’equità e l’efficacia delle procedure di asilo in Rwanda. I tribunali britannici non possono inoltre basarsi sull’interpretazione del diritto internazionale, compresa la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, mentre ampie parti della legge del 1998 sui diritti umani, che dà attuazione a tale Convenzione nel diritto britannico, non sono applicate. Infine, il progetto di legge autorizza un ministro del governo britannico a decidere se conformarsi o meno alle misure provvisorie indicate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo in relazione al trasferimento in Rwanda, nonostante tali misure siano vincolanti e la mancata conformità alle stesse leda il diritto di ricorso individuale garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
L'adozione del progetto di legge sul Rwanda è un ulteriore esempio dell’attuale tendenza in Europa a esternalizzare la politica in materia di asilo e migrazione, il che rappresenta una preoccupazione per il sistema globale di protezione dei diritti dei rifugiati. Seguirò questa questione da vicino e tempestivamente in quanto Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa.”