Quest’anno, celebriamo la Giornata internazionale delle persone con disabilità in un momento in cui la pandemia da Covid-19 imperversa ancora in Europa. La pandemia ha colpito in modo sproporzionato le persone con disabilità e ha messo in evidenza tutte le lacune preesistenti negli Stati membri del Consiglio d’Europa. Tra le numerose lacune figurano: l’assenza di preparazione alle situazioni di emergenza tenendo conto delle disabilità, la mancanza di accessibilità, la discriminazione nell’accesso all’assistenza sanitaria, l’incapacità di attuare il diritto delle persone con disabilità di vivere in modo indipendente e di essere incluse nella comunità, l’accesso insufficiente alle informazioni e un livello inadeguato di partecipazione e coinvolgimento delle persone con disabilità nei processi decisionali.
Sebbene la pandemia li abbia amplificati, questi problemi non sono nuovi. Infatti, sono tutti oggetto di obblighi stabiliti nelle norme internazionali in materia di diritti umani, in particolare nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, alla quale gli Stati membri del Consiglio d’Europa sono già vincolati. La pandemia da Covid-19 dovrebbe insegnare a tutti noi che queste norme non sono solo ideali ambiziosi: non attuarle comporta sofferenze e la perdita di vite umane, che si sarebbero potute e dovute evitare o attenuare.
Sebbene desideriamo tutti tornare a una parvenza di normalità, non dobbiamo perdere di vista il fatto che, per quanto riguarda le persone con disabilità, il mondo post Covid-19 dovrà essere molto diverso dalla realtà precedente alla pandemia e caratterizzato da un nuovo impegno a onorare ciò che abbiamo sottoscritto.