Nonostante alcuni aspetti positivi, una recente legge che modifica le procedure di elezione parlamentare in Türkiye (legge n. 7393) potrebbe impedire la partecipazione di partiti nuovi (e più piccoli), secondo un parere della Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa che riunisce giuristi e costituzionalisti. Elaborato congiuntamente con l’Ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (ODIHR), il parere adottato dalla Commissione di Venezia durante una sessione chiusa lo scorso sabato è stato richiesto dal Comitato di monitoraggio dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
Basato sugli incontri tenutisi ad Ankara a maggio di quest’anno tra una delegazione della Commissione di Venezia e il ministero della Giustizia turco, il Consiglio elettorale supremo, i partiti in parlamento, l’Unione degli ordini degli avvocati e le ONG, il parere riconosce che, a partire dal passaggio del 2018 da una forma di governo parlamentare a una presidenziale, Türkiye necessitava di rivedere la sua legislazione elettorale. Incentrato sulla conformità della legge n. 7323 agli standard, alle norme e alle pratiche internazionali, il parere congiunto accoglie con favore gli aspetti positivi di tale legge, tra cui la riduzione della soglia elettorale dal 10% al 7% e le misure per agevolare la partecipazione alle elezioni per gli elettori con disabilità visive che, in passato, dovevano affidarsi a familiari o altre persone per comprendere la scheda elettorale ed esprimere il proprio voto.
Tuttavia, la soglia elettorale rimane “tra le più alte in Europa”, anche dopo questa riduzione. La maggior parte dei paesi europei che utilizzano il sistema proporzionale nelle elezioni non dispone affatto di una soglia legale (Finlandia, Irlanda, Portogallo o Svizzera) o fissa una soglia massima del 5% (Repubblica ceca, Germania, Polonia o Romania). In Türkiye, i seggi vengono assegnati a livello di collegio elettorale e la grande maggioranza delle circoscrizioni ha meno di dieci seggi. La soglia naturale ha pertanto un “impatto considerevole”, secondo la Commissione di Venezia, in quanto rende difficile per i piccoli partiti raggiungere una rappresentazione parlamentare proporzionale al loro livello di consenso, sebbene superino la soglia nazionale del 7%.
Il parere raccomanda alle autorità di rivalutare se l’equilibrio tra i principi di equa rappresentazione e stabilità di governo viene raggiunto in modo corretto, a seguito dell’introduzione di una forma di governo presidenziale.