Accogliendo con favore gli sforzi compiuti dalla Bosnia-Erzegovina per fornire un riparo e servizi di base ai numerosi migranti e rifugiati in arrivo, il Rappresentate speciale del Segretario generale per le migrazioni e i rifugiati Tomáš Boček ha posto in evidenza, in un rapporto pubblicato oggi, l’accesso limitato alle procedure di asilo e ai servizi di assistenza, nonché le difficoltà che persistono nel garantire ai minori non accompagnati un alloggio adeguato e un sistema di tutela efficace.
“Con soluzioni di alloggio e servizi di base garantiti da diversi attori, le autorità dovrebbero coordinare meglio l’assistenza fornita ai migranti e ai rifugiati e attuare delle norme per strutture di accoglienza sicure e adeguate per donne e minori, in particolar modo per i minori non accompagnati, in Bosnia-Erzegovina”, ha dichiarato il Rappresentante speciale.
Nel 2018, la Bosnia-Erzegovina è diventata il principale paese di transito dei flussi migratori nei Balcani occidentali con più di 24.000 arrivi, ovvero un numero venti volte superiore rispetto all’anno precedente. Per gestire questo elevato numero di arrivi, sono state istituite nuove strutture di accoglienza con il sostegno finanziario della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB) e dell’Unione europea. Secondo le stime, 4.000-5.000 persone sono bloccate nel paese in attesa di un’opportunità di attraversare la frontiera verso la Croazia.
Anche la Croazia, responsabile della gestione della frontiera esterna dell’Unione europea, ha assistito a un aumento degli arrivi con un totale di oltre 7.500 persone registrate nel 2018, di cui solo 352 richiedenti asilo sono rimasti nel paese.
Nel 2018, la Croazia ha concentrato i propri sforzi su politiche e misure volte a prevenire l’attraversamento non autorizzato della frontiera e l’accesso al suo territorio. L’attuazione di tali politiche e misure ha coinciso con rapporti ripetuti che segnalano respingimenti.