In un parere adottato oggi, gli esperti di diritto costituzionale dell’organo consultivo del Consiglio d’Europa, la Commissione di Venezia, hanno concluso che non esistevano palesemente le condizioni necessarie per lo scioglimento del Parlamento nella Repubblica di Moldova tra il 7 o l’8 giugno 2019.
La Commissione di Venezia ritiene che la Corte costituzionale non abbia rispettato le proprie procedure, né il principio di uguaglianza tra i partiti nell’affrontare la recente crisi politica. Rammenta inoltre che uno dei ruoli essenziali della Corte costituzionale è quello di mantenere l’equilibrio tra tutti i rami del potere e di fungere da arbitro imparziale in caso di conflitti tra gli schieramenti politici, nel rispetto delle soluzioni adottate dalle istituzioni democraticamente elette.
Il Parere è stato elaborato su richiesta del Segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, dopo che gli avvenimenti politici nel paese e le decisioni della Corte costituzionale hanno portato allo scioglimento del Parlamento moldavo il 9 giugno. Lo scioglimento si basava sulla presunta scadenza del termine di tre mesi per formare il governo, dopo le elezioni parlamentari svoltesi nei primi mesi dell’anno. Il 15 giugno, la Corte costituzionale ha riesaminato e ha annullato tali decisioni, in considerazione dei nuovi sviluppi politici nel paese, in particolare l’annunciato trasferimento del potere a un nuovo governo.
La preparazione di questo parere è stata finanziata dal Partenariato per la buona governance, un programma congiunto finanziato dall’Unione europea e dal Consiglio d’Europa, e attuato dal Consiglio d’Europa.