Il Comitato della Convenzione del Consiglio d’Europa contro il riciclaggio di capitali e il finanziamento del terrorismo (Convenzione di Varsavia) chiede agli Stati contraenti di applicare in modo efficace l’inversione dell’onere della prova in relazione all’origine legittima di presunti proventi o altri beni passibili di confisca nei casi di reato grave. In un nuovo rapporto la Conferenza delle Parti alla Convenzione del Consiglio d’Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo valuta la misura in cui 34 Stati contraenti hanno istituito misure legislative o di altra natura per invertire l’onere della prova, possibilità prevista dall’Articolo 3 (4) del trattato.
L’inversione dell’onere della prova è volta a migliorare l’efficacia delle confische richiedendo al presunto autore del reato di dimostrare l’origine di determinati proventi o altri beni passibili di confisca. Il rapporto contiene diverse raccomandazioni generali agli Stati contraenti sull’attuazione di questo articolo del trattato, nonché raccomandazioni specifiche per paese.
Finora 16 paesi si sono impegnati ad applicare l’Articolo 3 (4): Albania, Armenia, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Cipro, Danimarca, Francia, Ungheria, Lettonia, Malta, Montenegro, Paesi Bassi, Macedonia del Nord, Portogallo e Serbia. Tuttavia, il modo in cui questi paesi attuano le sue disposizioni varia notevolmente. La maggior parte applica una confisca estesa nei procedimenti penali, che consente di confiscare beni che vanno al di là dei proventi diretti di un reato penale concreto per il quale l’imputato è perseguito.
Otto paesi hanno rilasciato una dichiarazione in cui indicano di non applicare, totalmente o parzialmente, l’Articolo 3 (4) della Convenzione: Azerbaigian, Bulgaria, Grecia, Repubblica di Moldova, Romania, Slovacchia, Svezia e Turchia. Altri sette paesi hanno rilasciato dichiarazioni di questo tipo, ma hanno istituito misure per invertire l’onere della prova attraverso la legislazione o la giurisprudenza dei loro tribunali: Georgia, Germania, Italia, Polonia, Russia, Slovenia e Ucraina.