La Primavera araba: superare la violenza e difendere i diritti delle donne

L'assassinio lo scorso febbraio del leader dell'opposizione Chokri Belaid ha suscitato vive condanne in tutto il mondo ed è stato percepito come un pericoloso allontanamento della Tunisia dal cammino della democrazia e come un'ulteriore indicazione che possano rischiare di appassire i fiori di speranza della primavera araba.

Malgrado le violenze, tuttavia, proseguono nella regione gli sforzi per promuovere la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani. Come affermato al momento dell'assassinio da Jean-Claude Mignon, Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, tale atto "non fermerà la volontà del popolo tunisino di continuare a consolidare la democrazia e lo stato di diritto".

Numerose iniziative del Consiglio d'Europa, basti pensare soltanto a quelle avviate nel mese di marzo di quest'anno, rispecchiano tale ferma determinazione.

Alcuni membri dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa si sono riuniti a Rabat per valutare il progredire delle riforme in Marocco. Nella stessa città, il Consiglio d'Europa ha tenuto la conferenza per il lancio di una nuova Scuola di Studi politici. Inoltre, sempre a Rabat, degli esperti del Consiglio d'Europa in materia di politiche antidroga hanno organizzato una tavola rotonda per sviluppare una strategia nazionale per prevenire l'abuso di droghe in Marocco. In effetti, certe sfide di natura societale, come le tossicodipendenze, possono aggravarsi in periodo di transizione.

Dei rappresentanti della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa, organo di esperti giuridici indipendenti che si riuniscono nella città di Venezia in sessione plenaria quattro volte all'anno, hanno partecipato a Tunisi a un simposio sulla riforma del sistema giudiziario della Tunisia, ponendo l'accento sulla sua indipendenza. Dei membri dell'Assemblea costituente tunisina incontrano regolarmente dei rappresentanti della Commissione di Venezia per valutare i progressi compiuti nell'elaborazione della nuova Costituzione del paese.

Restano nondimeno da affrontare importanti sfide.

I movimenti di protesta della Primavera araba che hanno cacciato i dittatori e aperto la via alle riforme democratiche, quali ad esempio lo svolgimento di elezioni libere, hanno dato alle donne la speranza di vedere la fine della discriminazione nei loro confronti. Con l'ascesa dei partiti islamici, tuttavia, tale speranza sembra offuscata da nuove minacce.

Nel mese di agosto dell'anno scorso, migliaia di tunisini hanno protestato contro la proposta del governo guidato dal partito islamico di inserire nella bozza di Costituzione la definizione della donna come "complementare all'uomo". Tale formulazione è stata però successivamente ritirata.

Quando la Tunisia ha vinto la sua prima medaglia femminile alle Olimpiadi del 2012, dei musulmani conservatori hanno criticato l'abbigliamento dell'atleta Habiba Ghribi, medaglia d'argento nella competizione dei 3.000 metri siepi femminile. In tal modo, lo sport femminile è stato coinvolto nel dibattito sul ruolo futuro delle donne nella società.

Le donne della regione svolgono un ruolo essenziale per costruire società più aperte e democratiche. Le giornaliste si impegnano a sensibilizzare l'opinione pubblica su questioni di scottante attualità, fanno domande dirette ai politici, invitandoli a rendere conto del loro operato.

Secondo Farah Samti, una giovane giornalista presso Tunisia Live, in visita al Consiglio d'Europa alla fine dell'anno scorso,  le prospettive sono migliori di quanto si potrebbe pensare.

"Penso che la società civile stia facendo un ottimo lavoro esercitando una forte pressione sul governo", ha affermato in un'intervista telefonica nel marzo 2013. "La costante pressione da parte della società civile ha veramente rassicurato le donne".

Il Consiglio d'Europa, grazie alla piattaforma di dialogo che ha istituito e messo a disposizione per affermare e sostenere i diritti delle donne, svolge il proprio ruolo e continua a mantere costantemente all'ordine del giorno i diritti delle donne nei paesi della primavera araba (si veda qui sotto).

Un esempio recente è stato la partecipazione di Simona Granata-Menghini, Vice Segretario della Commissione di Venezia, a un dibattito che era stata invitata a moderare sulla questione "Essere donna in politica: esperienze incrociate di donne parlamentari di Marocco, Algeria, Tunisia e Libia".

Nel corso del 2012, la Commissione di Venezia, che aveva svolto un ruolo determinante a favore delle nuove democrazie dei paesi dell'ex blocco comunista dopo la caduta del muro di Berlino, ha continuato una fruttuosa cooperazione con le autorità della Tunisia e del Marocco in vista  dell'elaborazione delle nuove Costituzioni di questi due paesi. Le attività della Commissione, che contribuiscono a fornire assistenza per la costruzione di istituzioni democratiche, la promozione di una giustizia costituzionale e lo svolgimento di elezioni libere ed eque hanno attirato l'attenzione di altri paesi della regione, in particolare la Giordania e la Libia.

L'intervento del Presidente tunisino Moncef Marzouki, previsto in occasione della sessione di aprile dell'Assemblea parlamentare, permetterà di fare il punto sugli ultimi sviluppi della primavera araba.

Proseguono quindi i molteplici sforzi del Consiglio d'Europa per promuovere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto lungo le frontiere dell'Europa. Per maggiori informazioni al riguardo, vi invitiamo a consultare i testi e a cliccare sui link qui accanto.