In vista della Giornata internazionale per il sostegno alle vittime della tortura, il cui obiettivo è eliminare totalmente la tortura, i presidenti dei due organi internazionali istituiti per monitorare il trattamento delle persone private della libertà hanno espresso profonda preoccupazione in relazione ai maggiori rischi che l’instabilità pone alla tutela della dignità umana.
Malcolm Evans, Presidente della Sottocommissione delle Nazioni Unite per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (SPT), e Mykola Gnatovskyy, Presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa, dichiarano:
“I conflitti violenti o cosiddetti congelati, i flussi di grandi proporzioni di rifugiati e migranti e il terrorismo internazionale pongono una reale minaccia al trattamento delle persone private della libertà in relazione con questi fenomeni. Anche la crisi economica ha avuto un impatto negativo sul trattamento dei detenuti in numerosi paesi. Di fronte a tali sfide, gli Stati sono spesso portati a sottovalutare i diritti umani. La lotta contro il terrorismo o la gestione dei flussi migratori sono obiettivi legittimi, ma non potrebbero mai giustificare il maltrattamento di persone private della libertà o la detenzione in condizioni inumane o degradanti.
Nell’attuale clima di instabilità che prevale in numerose parti del mondo, è essenziale ricordare il carattere assoluto del divieto di tortura o di altre forme di maltrattamento. L’obbligo di prevenzione che ne deriva è fondamentale. Il ruolo preventivo degli organismi indipendenti, internazionali e nazionali, incaricati di controllare il trattamento delle persone private della libertà, è più che mai importante.