Sei stati hanno firmato oggi a Nicosia (Cipro) la Convenzione del Consiglio d’Europa sui reati relativi ai beni culturali.
Armenia, Cipro, Grecia, Portogallo, San Marino, nonché Messico, uno degli Stati osservatori dell’Organizzazione, sono stati i primi a firmare la convenzione, aperta alla firma di tutti i paesi del mondo.
Adottata nel quadro dell’azione del Consiglio d’Europa per la lotta al terrorismo e la criminalità organizzata, la nuova convenzione ha lo scopo di fermare il saccheggio delle antichità e il loro traffico nel mercato dell’arte. Rende sanzionabili penalmente gli scavi illegali, l’importazione e l’esportazione illegali, nonché l’acquisizione e la commercializzazione dei beni così ottenuti. In tale contesto, riconosce inoltre come reato la falsificazione di documenti.
Armonizzando le legislazioni nazionali, il trattato colmerà le lacune giuridiche esistenti e permetterà una cooperazione transfrontaliera più efficace nell’indagare, perseguire e sanzionare le persone sospettate di aver commesso le infrazioni citate nella Convenzione.
Una caratteristica essenziale del trattato è che protegge i beni culturali di ogni Stato, indipendentemente dal fatto che faccia parte o meno del trattato.
La firma ha avuto luogo a Nicosia durante una sessione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che ha riunito i Ministri degli Affari esteri dei 47 Stati dell’Organizzazione. Il trattato entrerà in vigore previa ratifica da parte di 5 Stati.
Questa nuova convenzione colma una lacuna del diritto internazionale, poiché nessuna delle convenzioni esistenti affronta questioni attinenti al diritto penale. Essa integra la Convenzione dell’UNESCO del 1970 concernente le misure da prendere per impedire e vietare l’importazione, l’esportazione e i trasferimenti illeciti di beni culturali, la Convenzione dell’UNESCO del 1972 riguardante la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale e la Convenzione dell’UNIDROIT del 1995 sui beni culturali rubati o illecitamente esportati.