Neva Tölle, una cittadina croata che ha trascorso quasi tutta la sua vita adulta lavorando per proteggere le donne dalla violenza domestica, ha ricevuto il Premio Raoul Wallenberg 2024 del Consiglio d'Europa in riconoscimento del suo ruolo pionieristico, del suo coraggio e della sua determinazione nel fornire assistenza alle vittime e nel promuovere un cambiamento nella percezione pubblica, nella legislazione e nelle politiche per prevenire e combattere la violenza domestica. Alla cerimonia di premiazione a Strasburgo, la Segretaria generale del Consiglio d'Europa Marija Pejčinović Burić ha dichiarato: “Combattere una battaglia come questa significa superare molti ostacoli. So che ha subito minacce, intimidazioni e impedimenti di vario genere nel corso degli anni. Ma lei ha perseverato. Il suo coraggio e la sua determinazione hanno aiutato chi ne aveva bisogno e hanno contribuito a cambiare l'opinione pubblica e a garantire leggi migliori e giuste. Ha letteralmente salvato delle vite”.
La giuria ha sottolineato come il coraggio e la determinazione, l'innovazione e la creatività di Tölle abbiano avuto un impatto reale e duraturo, a beneficio delle vittime di violenza domestica. Oltre a fornire un sostegno diretto alle vittime, ha lavorato instancabilmente e con successo per promuovere l'introduzione di modifiche legislative come il riconoscimento del reato di femminicidio, politiche penali più severe e modifiche alla legge sull'assistenza sociale.
Nel ricevere il Premio Raoul Wallenberg Neva Tölle ha dichiarato: “Questo premio non è solo per me, ma è anche un riconoscimento per le donne che sono sopravvissute alla violenza. Sono le mie eroine e l'ispirazione che mi dà la forza ogni giorno. Mi considero una privilegiata per aver avuto l'opportunità di stare con loro, di ascoltare le loro storie e di essere testimone del loro incredibile coraggio. Il premio non è solo un riconoscimento degli sforzi passati, ma anche un impegno per il futuro. Continuerò a lottare per i diritti umani delle donne, a promuovere la giustizia e la sicurezza, e insieme a voi costruirò una società in cui non c’è posto per la violenza contro le donne”.
Alla cerimonia di premiazione sono intervenuti, tra gli altri, il Segretario Generale Roderick Liddell, il Presidente della Giuria, vincitore e Ambasciatore Robert Rydberg, Incaricato d'affari ad interim della Rappresentanza permanente di Svezia, e l'Ambasciatore Harry Rusz, Rappresentante permanente dell'Ungheria presso il Consiglio d'Europa.
Il 17 gennaio ricorre l'anniversario dell'arresto di Raoul Wallenberg a Budapest nel 1945. Il diplomatico svedese Raoul Wallenberg ha usato il suo status per salvare decine di migliaia di ebrei dall'Olocausto. Le sue azioni dimostrano che il coraggio e l'abilità di una persona possono davvero fare la differenza, ispirando tutti noi a parlare e agire contro la persecuzione e la xenofobia. Il suo destino è rimasto un intrigante mistero per molti anni. Dal 2014, su iniziativa del governo svedese e del Parlamento ungherese, il Consiglio d'Europa ha istituito il Premio Raoul Wallenberg per mantenere viva la memoria delle sue imprese. Il Premio, del valore di 10.000 euro, viene assegnato ogni due anni in riconoscimento di straordinari risultati umanitari ottenuti da un singolo individuo, un gruppo di individui o un'organizzazione.
Le edizioni precedenti del Premio hanno riconosciuto i risultati di Elmas Arus (2014), giovane regista Rom della Türkiye; dell'associazione greca Agalià (2016) dell'isola di Lesbo; del Centro europeo per i diritti dei Rom con sede a Budapest (2018); di un medico siriano, Amani Ballour (2020); e di Vincent Raj Arokiasamy (2022), difensore della popolazione svantaggiata degli “intoccabili” in India.
La giuria sarà composta da sei personalità indipendenti riconosciute per le loro profonde qualità morali in materia di diritti umani e lavoro umanitario, designate dalla Segretaria generale del Consiglio d'Europa, dal ministero degli Affari esteri svedese, dal comune di Budapest, dall'Istituto Raoul Wallenberg a Lund, dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e dalla famiglia di Raoul Wallenberg.