Fa fede il discorso pronunciato
Discorso del vice presidente del consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri d’Italia, on. Gianfranco Fini
16 maggio 2005
[1.Valori europei ed unità europea]
Signor Presidente e cari colleghi,
desidero innanzitutto rivolgere un caloroso ringraziamento ai nostri ospiti, ed in particolare al Presidente Kwasniewski, per aver dato concretezza a questo importante appuntamento pan-europeo, il terzo Vertice del Consiglio d’Europa dal 1949. Tanto più significativo in quanto si tiene qui a Varsavia, in Polonia, una Città ed un Paese che rappresentano un crocevia importante per la storia e la geografia europee.
Nel corso del tempo il Consiglio d'Europa ha saputo adeguarsi alle trasformazioni geopolitiche intervenute nel nostro continente.
Così, con la fine della Guerra Fredda il Consiglio - a distanza di quarant’anni dalla sua nascita – si è affermato come prezioso punto di riferimento per le rinascenti democrazie europee.
Al dilatarsi dei suoi settori d'intervento è corrisposta la consapevolezza crescente di sempre maggiori componenti delle società nazionali dell'esistenza di diritti da far valere e di istituzioni pubbliche dalle quali rivendicarli. Da essa discende l'imponente domanda che incombe sul terminale del Consiglio d'Europa, e la necessità di riassegnare all’Organizzazione di Strasburgo una missione più articolata e moderna, e con essa una migliore redistribuzione di compiti e funzioni con altri Organismi ed Entità sovranazionali esistenti.
Signor Presidente e cari Colleghi,
il ruolo futuro del Consiglio d’ Europa sarà tanto più efficace quanto più la sua risposta alle sfide che attendono la società europea nel XXI secolo saprà essere sostenibile, mirata e coordinata.
· Sostenibile, perché il bilancio complessivo del Consiglio d'Europa (Corte dei diritti dell'uomo e accordi parziali compresi) ammonta quest'anno appena a 254 milioni di euro, dei quali soltanto un terzo destinati ad attività ed iniziative.
· Mirata, perché le non illimitate risorse disponibili vanno impiegate in paesi, aree o su tematiche ove c’è veramente bisogno di interventi.
· Coordinata, perché le duplicazioni con altre organizzazioni ed entità sovranazionali attive in Europa sono fin qui vistose e vanno contenute.
È evidente, cari Colleghi, che la responsabilità di questo sforzo non può ricadere né esclusivamente né prioritariamente sul Consiglio d’Europa. E’ altrettanto evidente che proprio il carattere autenticamente paneuropeo del Consiglio d’Europa lo rende particolarmente prezioso in una fase in cui è indispensabile evitare che in Europa si creino nuove linee di divisione.
L’azione del Consiglio d’Europa potrà essere tanto più efficace quanto più riuscirà ad integrarsi con quella dell’Unione Europea e dell’OSCE, in una ripartizione di competenze chiara che valorizzi al massimo le potenzialità e le capacità di ciascuna. Sul terrorismo, sulla tratta di esseri umani, ma anche su altre delicate problematiche Strasburgo potrà fornire un fondamentale contributo di idee e di strumenti convenzionali.
Signor Presidente e cari Colleghi,
Da tempo l’Italia ha sostenuto la realizzazione di questo Vertice, ritenendo che fosse giunto il momento di gettare le basi per la futura missione dell’Organizzazione di Strasburgo, in un’ottica armonica e condivisa.
La configurazione geopolitica del nostro continente sta mutando con una rapidità che non ha precedenti. Occorre che anche il Consiglio d'Europa sappia guardare avanti, sappia aggiornarsi, mantenendosi al passo coi tempi e salvaguardando al tempo stesso i suoi obiettivi statutari ed i valori universali nei quali siamo fieri di poterci riconoscere: l’inviolabilità della persona umana, la centralità della democrazia ed il primato del diritto.
Il complesso mosaico di 195 Accordi e Convenzioni del Consiglio d’Europa costituisce uno straordinario patrimonio giuridico. Esso può e deve essere ulteriormente arricchito.
La creazione di uno spazio giuridico uniforme –basato su standards comuni in materia di diritti umani - è una prospettiva concreta di grandissima importanza storica. Essa deve continuare a consolidarsi affinché – per riprendere un concetto caro ad un grandissimo europeo e grande amico del Consiglio d’Europa come il Santo Padre Giovanni Paolo II – “i due polmoni dell’Europa, per lungo tempo divisi, possano respirare assieme”.
[2. Sfide per la società europea]
Le nuove sfide su cui l’Organizzazione di Strasburgo dovrà concentrare la sua attenzione non annoverano solo l’emergenza del terrorismo, la criminalità internazionale organizzata ed il traffico di esseri umani, ma anche il dialogo interculturale quale strumento di prevenzione dei conflitti – concetto sul quale l’Italia ha tenacemente insistito nella redazione dei documenti di questo Vertice - e la ricerca di forme estese di coesione sociale, che incoraggino una consapevole partecipazione democratica delle donne, dei giovani e delle fasce più deboli delle nostre società.
Una unicità di approccio di fronte alle grandi sfide globali che attendono l’Europa è fondamentale. La complessità di queste sfide richiede l’effettuazione di scelte delicate.
Anche in questo ambito, dal Consiglio d’Europa e dai suoi diversi organi ci giungono stimoli, possibilità di raffronto, linee guida che, per essere efficaci, devono sostanziarsi in un approccio innovativo e realistico.
Il Consiglio d’Europa dovrà rappresentare il laboratorio nel quale il vecchio e il nuovo convivono armoniosamente, arricchendosi a vicenda.
Il vecchio, inteso nel senso del comune patrimonio giuridico e morale dell’Europa. Esso costituisce la base irrinunciabile delle nostre società e affonda le sue radici nel millenario patrimonio umanistico del nostro Continente, stratificatosi nei secoli sulla base della feconda dialettica fra cultura secolare e dimensione spirituale.
Il nuovo, inteso come la capacità di elaborare risposte innovative ai fenomeni con i quali l’Europa e il mondo si confrontano oggi.
Signor Presidente e cari Colleghi,
l’enunciazione dei diritti non puo’ e non deve restare sulla carta. Ad essa deve corrispondere la loro effettiva applicabilità. Pensando a questa esigenza l’Italia ha molto insistito perché il Piano d’Azione di questo Vertice contempli la diffusione della cultura dei diritti umani nelle scuole, come nelle università, fino a giungere alla sensibilizzazione di operatori della società civile, quali magistrati, forze di polizia, amministratori, giornalisti e sindacalisti.
Ugualmente, nella consapevolezza che le minacce connesse alla globalizzazione (pensiamo non solo al terrorismo, ma anche alla criminalità organizzata ed agli stessi fenomeni migratori) possono ripercuotersi sui diritti fondamentali incardinati nella Convenzione Europea e nelle nostre Costituzioni, l’Italia ha insistito affinché, nel Piano d’Azione che approveremo domani, sia anche dato adeguato risalto alla gestione dei flussi migratori, al dialogo interculturale e interreligioso ed alla protezione delle minoranze.
[3. Architettura Europea ]
Concludo Signor Presidente e Cari colleghi,
L'Italia è convinta che il Consiglio d’Europa conserva un insostituibile valore nell’architettura europea. E’ un plusvalore complementare rispetto all'Unione Europea. La popolazione del nostro Continente ha bisogno di entrambi.
La missione specifica, preziosa del Consiglio d'Europa resta quella della protezione e promozione dei diritti umani e dei valori comuni e di offrire il modello giuridico uniforme di riferimento per tutti e 46 i Paesi membri : uno dei grandi traguardi di civiltà del nostro continente.
Questo ruolo unico dell’Organizzazione di Strasburgo è non a caso riconosciuto dalla stessa Costituzione europea, che invita l'Unione ad aderire alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Non solo i Paesi, ma gli stessi cittadini di tutte le nazioni qui rappresentate vanno sempre più coinvolti nell’affermazione di una identità centrata sulla consapevolezza delle nostre radici comuni e sul valore inestimabile della democrazia pluralista e dei diritti umani.
Permettetemi di concludere ricordando ciò che disse un altro grande europeo, un europeo del passato ma sempre attuale, come Alexis de Tocqueville: “senza la condivisione di un ideale comune, nessuna società può prosperare, forse neppure esistere. Perché una società possa esistere, e a maggior ragione prosperare, è necessario che le coscienze di tutti i cittadini siano tenute assieme da alcune idee prevalenti: e ciò non può avvenire se ciascuno di essi non trae le proprie opinioni dalla fonte comune”.
Grazie