Approcci all'educazione ai diritti umani in Compass
L’utilizzo di Compass per proporre l’educazione ai diritti umani in diverse lingue e culture
L’esperienza della prima edizione di Compass ha dimostrato che è possibile scrivere un manuale utilizzabile in tutta Europa. Le differenze culturali e linguistiche non sono degli ostacoli, ma delle risorse che arricchiscono il nostro lavoro. Tutti possono mettersi in relazione ai diritti umani, perché ciascuno di noi ha un senso di dignità e può sentire l’umiliazione che deriva dalla negazione dei propri diritti. Inoltre, poiché i diritti umani sono universali e fanno riferimento a documenti approvati a livello internazionale, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ne consegue che gli obiettivi e i principi dell’EDU sono applicabili a tutte le società, anche se la pratica dell’ EDU ha sempre bisogno di essere contestualizzata.
L’Europa è un mondo di diversità in se stesso. Più di 200 lingue sono parlate in tutto il continente. Tutte le più grandi religioni sono praticate entro i confini europei. Il continente è associato alla nascita della democrazia e, allo stesso tempo, ad alcuni dei peggiori esempi di fascismo e totalitarismo che il mondo abbia mai visto. Il passato dell’Europa è segnato dall’Olocausto, dal colonialismo e dalla schiavitù, e oggi ospita sufficienti armi nucleari da spazzare via ogni forma di vita sulla terra. Eppure, ospita la cerimonia annuale per il Premio Nobel per la Pace ed ha stabilito un tribunale permanente dei diritti umani che è acclamato in tutto il mondo.
Oggi, gli Stati che compongono l’Europa includono molti Stati che ancora non esistevano quando il Consiglio d’Europa fu creato nel 1949, e altri i cui confini sono a malapena cambiati nel corso di centinaia di anni. Alcuni continuano a cambiare anche oggi, poiché i conflitti minacciano i confini instabili.
Ci sono persone in Europa che affrontano la violenza e il conflitto nella vita quotidiana, mentre molti altri vivono in una relativa pace, sicurezza e prosperità.
In tutti i paesi europei ci sono milionari e milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. E’ presente la diversità all’interno di ogni paese, e la diversità fra i paesi. Diventa un insegnante in un’altra parte d’Europa e potresti guadagnare più in una giornata di quanto altri colleghi in altre parti guadagnino in un mese. Diventa insegnante in un’altra regione e potresti non ricevere lo stipendio per nulla, per mesi e mesi. E per quanto riguarda gli studenti? Il numero di anni di istruzione obbligatoria varia da nove, a Cipro e in Svizzera, a tredici, in Belgio e nei Paesi Bassi. Quando gli studenti lasciano la scuola le possibilità di ottenere un posto di lavoro variano. Anche le possibilità per i giovani di accedere ai propri diritti sociali ed essere autonomi sono molto diverse. La disoccupazione giovanile, secondo i dati Eurostat, può variare dal 7,6% nei Paesi Bassi al 44,5% in Spagna e 43,8% in Lettonia.7
Il contesto sociale, culturale e politico per la EDU varia tra comunità e paesi; così i dettagli dell’approccio, contenuti e metodi devono variare, sebbene i principi e gli obiettivi non varino.
L’educazione ai diritti umani in diversi contesti educativi
L’esperienza della prima edizione ha dimostrato che Compass è ampiamente utilizzato non solo dai gruppi giovanili, nelle organizzazioni giovanili e nelle ONG, ma anche nelle scuole, nelle aziende e da enti pubblici di formazione. In altre parole, Compass viene utilizzato da persone di tutte le età e in molti contesti educativi diversi.
La nostra intenzione originale era che Compass fosse usato principalmente da facilitatori in contesti educativi non formali, per esempio nei dopo-scuola, nei gruppi sportivi, nei gruppi giovanili parrocchiali, nei circoli universitari, nei gruppi per i diritti umani e nelle organizzazioni di scambi giovanili. In queste situazioni l’attenzione è rivolta allo sviluppo personale e socialedei giovani, e per questo motivo le attività adottano un approccio olistico, cioè lavorano per un accrescimento della conoscenza, delle abilità e attitudini all’interno di un contesto sociale.
Le attività di Compasito sono spesso semplici e più giocose, e poichè sono più brevi potenzialmente più adatte ad essere utilizzate in aula.
Tuttavia, Compass è utilizzato anche in contesti formali come le scuole, gli istituti e le università dove il focus è spesso più sull’acquisizione dei saperi che sullo sviluppo del saper fare e saper essere. Molti insegnanti colgono l’opportunità di utilizzare le attività di Compass nei programmi di storia, di geografia, di lingua e di educazione civica e le possibilità aumenteranno poiché si sta consolidando un cambiamento verso un curriculum basato sulle competenze. La formazione del personale, per esempio la formazione degli insegnanti, dei dirigenti, dei funzionari governativi e di coloro che operano in ambito giudiziario è collocabile fra il formale e l’informale. Anche in questo caso, i formatori utilizzano Compass sia per la formazione sui diritti umani in generale sia per affrontare le questioni legate alle pari opportunità e al razzismo all’interno delle Istituzioni. Compass è stato identificato come risorsa didattica ufficiale nel sistema scolastico di alcuni paesi. Consapevole dell’importanza di introdurre l’educazione ai diritti umani anche per i bambini più piccoli, il Dipartimento Gioventù del Consiglio d’Europa ha anche sviluppato Compasito, un manuale per l’educazione ai diritti umani con i bambini e le bambine. Il Compasito è particolarmente adatto per i bambini e le bambine da 7 a 13 anni di età e, come suggerisce il nome, si basa sugli approcci e le metodologie di Compass.
Le persone praticano e imparano l’educazione ai diritti umani in molti modi diversi e, anche se ciascuna delle attività in Compass propone metodi e dinamiche che sono interessanti di per sé, è importante tenere a mente che lo scopo ultimo delle attività è che cosa i partecipanti possono imparare e cosa possono fare con ciò che imparano. Alcuni dei suggerimenti su come fare dei “follow-up” su quanto è stato appreso includono l’esecuzione dell’attività con la famiglia, con degli amici oppure scrivendo ai media. Questi sono due dei modi attraverso i quali Compass può anche essere utilizzato nell’educazione informale.
Gli approcci dell’educazione formale, in particolare i metodi utilizzati e il ruolo svolto dall’insegnante, differiscono da paese a paese. Similmente, la presenza dell’educazione non formale in gruppi giovanili e nelle organizzazioni, le loro filosofie e il modo in cui le attività sono svolte differiscono da paese a paese. Tuttavia, ci sono alcune differenze strutturali tra i settori formali e non formali che possono essere generalizzate.
L’educazione informale
L’educazione informale si riferisce ad un processo permanente di educazione, in cui ogni individuo acquisisce attitudini, valori, competenze e conoscenze grazie alle opportunità educative, alle risorse del proprio ambiente e all’esperienza quotidiana. Le persone apprendono dalla famiglia e dai vicini, nel mercato, in biblioteca, alle mostre d’arte, a lavoro e attraverso il gioco, dalla lettura e dalle attività sportive. I mass media sono un mezzo molto importante per l’educazione informale, per esempio attraverso le rappresentazioni e i film, la musica e le canzoni, i dibattiti televisivi e i documentari. Questa tipologia di apprendimento è spesso non pianificata e non strutturata.
L’educazione formale
L’educazione formale si riferisce al sistema educativo strutturato che inizia dalla scuola elementare (e in alcuni paesi dall’asilo nido) fino all’università, e comprende programmi specializzati per la formazione professionale e la formazione tecnica. L’educazione formale spesso comprende una valutazione dell’apprendimento o delle competenze acquisite dallo studente e si basa su un programma o un curriculum che può essere più o meno aperto all’adattamento alle esigenze e alle preferenze individuali. L’educazione formale di solito porta ad un riconoscimento ed una certificazione.
Educazione non formale
L’inter-relazione dei saperi, saper fare e saper essere caratterizza una buona educazione ai diritti umani, e anche l’educazione nonformale.
Conclusione del Forum del 2009 “Vivere, Apprendere, Agire per i Diritti Umani”
L’educazione non formale si riferisce a programmi e processi pianificati di educazione personale e sociale per l’educazione sociale dei giovani con l’obiettivo di migliorare le capacità e le competenze al di fuori del curriculum formativo dell’educazione formale. L’educazione non formale è ciò che accade in luoghi come le organizzazioni giovanili, le associazioni sportive e nei gruppi teatrali e di comunità in cui i giovani si incontrano, per esempio, per intraprendere progetti insieme, per giocare, discutere, fare campeggio o fare musica e teatro. I risultati dell’educazione non formale sono solitamente difficili da certificare, anche se il loro riconoscimento sociale è in aumento. L’educazione non formale dovrebbe essere:
• volontaria
• accessibile a tutti (idealmente)
• un processo organizzato con degli obiettivi formativi
• partecipativa
• fondata sulla centralità di coloro che apprendono
• legata all’apprendimento di capacità che preparano alla vita e alla cittadinanza attiva
• basata sul coinvolgimento nell’apprendimento sia individuale sia di gruppo, con un approccio collettivo
• olistica e orientata al processo
• basata sull’esperienza e sull’azione
• organizzata a partire dai bisogni dei partecipanti.
L’educazione formale, non formale e informale sono complementari e rafforzano reciprocamente gli elementi dell’educazione lungo tutto l’arco della vita. Qui vogliamo ancora una volta sottolineare che le singole attività di Compass possono essere applicate con successo in contesti molto differenti, in contesti formali o meno formali, su base regolare o irregolare. Tuttavia, è importante sottolineare che, poiché il dove e il come di ciò che avviene è molto importante, gli autori di Compass tendono ad avere una propensione per l’educazione non formale come potenzialmente più favorevole per la EDU (e anche perché Compass era originariamente pensato per il lavoro con i giovani). In merito alle scuole e le università, l’educazione ai diritti umani non può essere vista come qualcosa che avviene esclusivamente in classe; deve essere estesa a tutta la scuola e la comunità. L’amministrazione democratica delle istituzioni scolastiche è, per esempio, una dimensione che è ampiamente riconosciuta come detentore di un ruolo di grande importanza nel processo di apprendimento dei diritti umani (e della sua credibilità)8.
In questo manuale troverete informazioni sui diritti umani e una vasta varietà di questioni relative ai diritti umani, così come circa 60 attività per fare educazione ai diritti umani con i giovani. Queste attività non sono isolate; c’è una vasta sezione inerente alla metodologia per l’EDU, come utilizzare le attività in situazioni diverse e come adattarle o svilupparle. Ci sono anche informazioni e indicazioni per aiutare i giovani ad essere coinvolti nelle questioni che li riguardano e per “agire” (Capitolo 3).
La base pedagogica dell’educazione ai diritti umani in Compass
Nella EDU, il metodo e il contenuto sono correlati e interdipendenti.
Conoscere i diritti umani non è sufficiente; le persone devono anche sviluppare le abilità e le attitudini per attivarsi insieme per difendere i diritti umani e devono usare le loro teste, i loro cuori e le loro mani per portare i cambiamenti personali e sociali necessari per la creazione di una cultura globale di diritti umani.
L’apprendimento olistico
Le questioni relative ai diritti umani riguardano una persona nel suo intero (corpo, mente e anima) e tutte le dimensioni della sua vita dalla culla alla tomba. La persona nella sua interezza vive in un mondo intero dove tutto è interconnesso; l’educazione ai diritti umani implica necessariamente un approccio di apprendimento olistico. L’apprendimento olistico promuove lo sviluppo della persona nel suo complesso, ovvero nel suo potenziale intellettuale, emotivo, sociale, fisico, artistico, creativo e spirituale. L’apprendimento olistico implica anche che l’apprendimento avvenga in un contesto sociale che includa le esperienze della vita quotidiana; è quindi interdisciplinare e trasversale rispetto alle materie tradizionali nei programmi scolastici.
Un approccio olistico significa anche che cerchiamo di tenere in considerazione e lavorare sulle dimensioni cognitive, pratiche e attitudinali dell’apprendimento, cioè non solo siamo attenti a ciò che le persone che le persone apprendono, ma anche a come collegare il loro apprendimento ai loro atteggiamenti o comportamenti e come utilizzare l’apprendimento per attivarsi per i diritti umani, da soli o con gli altri.
Collegato all’apprendimento olistico è anche l’apprendimento differenziato. Le attività di apprendimento in Compass sono progettate per coprire una vasta gamma di stili di apprendimento e di diverse tipologie di intelligenze, e per facilitare l’apprendimento sia da un punto di vista cognitivo che emotivo.
Apprendimento aperto a una molteplicità di risposte
L’apprendimento aperto (in inglese definito open-ended learning) è strutturato cosicché risposte multiple ai problemi non solo siano possibili, ma previste. I partecipanti non sono guidati verso una risposta “corretta”, che abbia un senso, perché la vita non è in bianco e nero e l’ambiguità è qualcosa di presente nel mondo in cui viviamo. L’apprendimento aperto incoraggia la fiducia in se stessi, l’esprimere opinioni e avere un pensiero critico. Ciò è essenziale nell’EDU perché le questioni inerenti ai diritti umani sono destinate a tradursi in diversi pareri e comprensioni; è quindi importante per i partecipanti apprendere e sentirsi comunque liberi di dissentire, trarre conclusioni o avere punti di vista opposti.
Discutere di valori
Ai partecipanti è data l’opportunità di identificare, chiarire ed esprimere le proprie convinzioni e i propri valori e di confrontarsi con gli altri in un ambiente sicuro, basato sulla dignità di ogni essere umano, sulla libertà di pensiero e di espressione, e sul rispetto per le opinioni altrui.
Partecipazione
La partecipazione richiede un ambiente favorevole che incoraggi coloro che apprendono ad assumersi la responsabilità per le attività in cui sono coinvolti.
La partecipazione nell’educazione ai diritti umani si traduce nel fatto che i giovani prendano parte alla decisione su che cosa e come andranno ad apprendere i diritti umani. Attraverso la partecipazione i giovani acquisiscono varie competenze, tra cui il processo decisionale, l’ascolto, l’empatia e il rispetto per gli altri, e assumono la responsabilità delle proprie decisioni e azioni.
Così l’EDU deve lasciare che siano i giovani a decidere quando, come e su quali argomenti vogliono lavorare. Ciò significa che il ruolo del leader o dell’insegnante è quello di un facilitatore, una guida, un amico o un mentore, non quello di un istruttore che impartisce la conoscenza o decide e controlla ciò che sarà appreso e in che maniera.
Le attività in questo manuale richiedono un coinvolgimento attivo; ciascuno dovrebbe essere attivo ed impegnato; nessuno può sedersi ed essere un osservatore passivo. In questo senso la metodologia deve molto al lavoro di Augusto Boal e ad altri pionieri nel campo dell’educazione sociale, della sensibilizzazione e della coscientizzazione. Se gli studenti / partecipanti non prendono parte a pieno nell’attività potrebbe essere meglio rinviarla o fermarsi e chieder loro i loro motivi della non-partecipazione. Anche ciò fa parte dell’educazione ai diritti umani.
La partecipazione richiede un ambiente favorevole che incoraggi i partecipanti ad assumersi la responsabilità delle attività e dei processi nei quali sono coinvolti. E’ importante essere trasparenti ed onesti con i partecipanti - anche per quanto riguarda i limiti della partecipazione. E’ preferibile annunciare i limiti alla partecipazione piuttosto che manipolare la situazione o simulare la partecipazione.
Apprendimento cooperativo
Imparare a rispettare gli altri ed imparare a lavorare insieme è uno degli obiettivi dell’educazione ai diritti umani. Nell’apprendimento cooperativo le persone imparano lavorando insieme per cercare risultati che siano di beneficio sia per se stessi che per tutti i membri del gruppo. L’apprendimento cooperativo promuove un maggiore successo e una maggiore produttività, delle relazioni più solidali, incoraggianti e dedite ed una maggiore competenza sociale e autostima. Ciò è in contrasto con ciò che accade quando l’apprendimento è strutturato in maniera competitiva. L’apprendimento competitivo spesso tende a promuovere l’interesse per se stessi, la mancanza di rispetto per gli altri e l’arroganza nei vincitori, mentre i perdenti spesso perdono di motivazione e di rispetto per di se stessi.
L’apprendimento esperienziale
L’apprendimento attraverso l’esperienza, o l’apprendimento attraverso la scoperta, è la pietra miliare dell’EDU poiché le competenze alla base dei diritti umani e dei valori quali la comunicazione, il pensiero critico, l’attivismo, la tolleranza e il rispetto non possono essere insegnate; devono essere apprese attraverso l’esperienza e la pratica.
Conoscere i diritti umani è importante, ma non sufficiente di per sé. E’ necessario che i giovani abbiano una comprensione molto più profonda di come i diritti umani si sviluppano dai bisogni delle persone e perché devono essere protetti. Ad esempio, i giovani che non hanno esperienza diretta di discriminazione razziale possono pensare che il problema non li riguardi affatto. Dal punto di vista dei diritti umani questa posizione non è accettabile; dovunque le persone hanno la responsabilità di proteggere i diritti umani degli altri.
L’esperienza in sé non è sufficiente per imparare.
Il ciclo di David Kolb nell’apprendimento esperienziale
Nel 1984 David Kolb pubblicò “Apprendimento esperienziale: l’esperienza come fonte di apprendimento e di sviluppo” (“Experiential learning: experience as the source of learning and development”). La sua teoria suggerisce che ci siano quattro fasi nel processo di apprendimento.
Tutte le attività in Compass sono costruite su questo modello. E’ presente una certa esperienza (un evento pianificato / uno stimolo / un’attività come un gioco di ruolo), seguita da un debriefing (fase 2) e valutazione (fase 3). La descrizione di ogni attività include suggerimenti per le domande per guidare il debriefing e la discussione, per aiutare le persone a riflettere su ciò che è successo, come si sono sentite riguardo l’esperienza affrontata e come l’esperienza si confronti con ciò che già conoscono e si relazioni al mondo circostante. Dopodiché le persone si muovono nella fase 4, quella dell’ applicazione, dove si mette in pratica l’apprendimento acquisito. In Compass diamo suggerimenti per delle attività di follow-up che includono come i giovani possono mettere in pratica quello che hanno imparato a beneficio delle loro comunità. È importante comprendere che i quattro passaggi sono parti essenziali dell’intero processo di apprendimento; le persone non capiranno senza una riflessione, e di che utilità è l’apprendimento se non si mette in pratica? Eseguire un’attività di Compass da sola (fase 1) senza le altre fasi è come commettere una violazione all’educazione ai diritti umani!
Alcune persone potrebbero essere allarmate da queste aspirazioni di cambiamento sociale e ritenere che promuovere l’attivismo sia eccessivo. Non dovrebbero esserlo. Come educatori ai diritti umani il nostro obiettivo è quello di ispirare i giovani a preoccuparsi dei diritti umani e dar loro gli strumenti per agire quando e dove sentono che sia necessario.
A questo punto è forse necessario chiarire come si utilizzi il termine “attività” in Compass. Lo usiamo sia nel senso di uno stimolo, un metodo o un evento che si svolga nella fase 1 del ciclo di apprendimento e nel senso di “tutta l’attività”, cioè fino a racchiudere tutte le quattro fasi del ciclo di apprendimento. In pratica, il contesto in cui viene utilizzato il termine dovrebbe chiarire se stiamo parlando di un metodo o del metodo comprendente debriefing e valutazione, attivarsi e la fase di follow-up.
Il ciclo dell’apprendimento esperienziale
La centralità di colui che apprende
L’EDU ha uno scopo molto chiaro: permettere l’apprendimento dei, per e attraverso i diritti umani. Sebbene la conoscenza dei diritti umani e delle competenze per i diritti umani siano pienamente parte dell’EDU, colui che apprende, o il partecipante, ne è al suo centro. Ciò che conta non è tanto ciò che il facilitatore o un insegnante esegue o trasmette, né il contenuto (“Oggi apprenderemo ciò che riguarda la pena di morte”). E’ colui che apprende / partecipa che è al centro, poiché ciò che impara o percepisce da ciò che gli viene insegnato o fatto sperimentare è ciò che conta davvero, perché in questa maniera è più rilevante per il partecipante (o irrilevante, anche questo è importante notare), ed è più probabile che gli venga attribuito un significato pratico. La centralità di coloro che apprendono ha molte altre implicazioni e conseguenze, tra cui l’apertura del facilitatore per aggiustare il contenuto e il livello del lavoro alla realtà dei partecipanti, qualcosa che nel processo di produzione di Compass abbiamo definito come “ripartire da dove sono le persone” .
L’educazione ai diritti umani: processo e risultato
I metodi educativi chiave utilizzati in Compass, quali apprendimento cooperativo, la partecipazione e l’apprendimento attraverso l’esperienza, si uniscono nelle attività enelle risultanti discussioni e attività di follow-up per creare un processo che:
- parta da ciò che le persone già sanno, le loro opinioni e le loro esperienze.Partendo da questa base, permetta di cercare e scoprire insieme nuove idee ed esperienze
( pprendere i diritti umani). - incoraggi le persone a partecipare e contribuire alle discussioni e ad imparare gli uni dagli altri, per quanto possibile (apprendimento attraverso i diritti umani)
- sostenga le persone nel tradurre il loro apprendimento in azioni semplici ma efficaci che dimostrino il loro rifiuto dell’ingiustizia, della disuguaglianza e delle violazioni dei diritti umani (apprendimento per i diritti umani).
Per essere facilitatori efficaci, gli operatori dell’educazione ai diritti umani hanno bisogno di tenere a mente l’obiettivo: i diritti umani acculturano i giovani, anche se i giovani decidono di rimanere inattivi. In pratica non c’è distinzione tra l’EDU come processo e come risultato; attraverso le attività diventano un tutt’uno indistinto in cui il processo e il contenuto, il metodo ed i risultati sono interdipendenti, come in “non esiste una via per la pace, la pace è la via”, attribuita al Mahatma Gandhi.
Proprio come quando abbiamo cercato di elencare le caratteristiche di una cultura dei diritti umani, così - noi, gli autori del manuale - abbiamo anche cercato di elencare le conoscenze, le abilità e gli atteggiamenti di una persona alfabetizzata ai diritti umani. Queste competenze sono poi servite come base per lo sviluppo dei nostri obiettivi delle attività.
In termini generali si descrive il risultato dell’educazione ai diritti umani in termini di conoscenza e comprensione, abilità e attitudini:
- La consapevolezza e la comprensione delle questioni dei diritti umani, in modo che le persone riconoscano le violazioni dei diritti umani: imparando cosa sono i diritti umani, come possono essere tutelati nel proprio Paese, quali organismi sono responsabili della loro protezione, a quali strumenti internazionali è possibile fare appello, quali diritti i partecipanti possono rivendicare (l’apprendimento dei diritti umani);
- Le competenze e le abilità per combattere e difendere i propri diritti umani e i diritti umani degli altri, quali la sensibilizzazione, l’attivismo e fare delle campagne, sentendosi in grado di contattare le autorità competenti o la stampa e così via (apprendimento per i diritti umani),
- Gli atteggiamenti di rispetto dei diritti umani, in maniera che le persone non siano propense a violare i diritti degli altri e che i partecipanti vivano secondo i valori dei diritti umani; la cosiddetta “dimensione orizzontale” dei diritti umani che si applica alle relazioni tra le persone, e non solo alle relazioni tra le persone e le istituzioni statali (la cosiddetta “dimensione verticale”). Questi atteggiamenti potranno riflettersi in ambito familiare, tra i coetanei, a scuola o nelle organizzazioni giovanili o gruppi giovanili (apprendimento attraverso i diritti umani).
Obiettivi che sviluppano competenze
Fare delle dichiarazioni generali sugli obiettivi è utile, ma per essere dei buoni faciltatori dei diritti umani dobbiamo essere molto più precisi nei nostri obiettivi e dobbiamo definire chiaramente quali competenze vogliamo che i giovani con cui lavoriamo sviluppino. Dobbiamo chiederci: che tipo di conoscenza è necessaria per i giovani per acquisire una più profonda comprensione delle questioni relative ai diritti umani? Quali abilità e attitudini saranno loro d’aiuto per la difesa dei diritti umani? Le risposte ci aiutano a descrivere i nostri obiettivi con maggiore precisione. I seguenti saperi sono quelli che sono stati identificati durante il processo di creazione di Compass e nella pratica effettiva dell’educazione ai diritti umani con i giovani di tutta Europa. Sono loro a formare la base per le attività nel manuale..
Sapere (conoscenza e comprensione)
In pratica non dovrebbe esserci alcuna distinzione tra l’EDU come un processo e un
risultato.
- I concetti chiave quali: la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, la dignità umana, la non discriminazione, la democrazia, l’universalità, i diritti, le responsabilità, l’interdipendenza e la solidarietà;
- L’idea che i diritti umani costituiscano un quadro di negoziazione, di concordato per le modalità di comportamento in famiglia, a scuola, nella comunità e nel resto del mondo;
- Il ruolo dei diritti umani e la loro importanza passata e futura nella vita di ciascuno, nella vita delle comunità, e nelle vite di altre persone nel mondo;
- La distinzione e la correlazione tra i diritti civili / politici e sociali / economici;
- Gli organismi locali, nazionali, e internazionali, le organizzazioni non governative, gli individui che lavorano per sostenere e proteggere i diritti umani;
- I diversi modi di vedere e sperimentare i diritti umani nelle diverse società, i gruppi diversi all’interno della stessa società, e le varie fonti di legittimità - tra cui le fonti religiose, quelle morali e quelle legali;
- I principali cambiamenti sociali, gli eventi storici e i motivi che conducono al riconoscimento dei diritti umani;
- I diritti riconosciuti nei principali strumenti internazionali che esistono per attuare la tutela dei diritti umani, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU), la Convenzione sui diritti dell’infanzia, la Convenzione Europea dei Diritti Umani
- I diritti umani tutelati nelle costituzioni e nelle leggi nazionali o regionali e gli organismi responsabili per il loro monitoraggio a livello nazionale
Saper fare (abilità)
- L’ascolto attivo e la comunicazione: essere in grado di ascoltare diversi punti di vista e di difendere i propri diritti e quelli di altre persone;
- Il pensiero critico: la ricerca di informazioni pertinenti, la valutazione critica delle prove essendo a conoscenza di preconcetti e pregiudizi, riconoscendo le forme di manipolazione, e di prendere decisioni sulla base di giudizi ragionati;
- La capacità di lavorare in maniera cooperativa e di affrontare positivamente i conflitti;
- La capacità di partecipare e organizzare dei gruppi sociali;
- La capacità di riconoscere le violazioni dei diritti umani;
- Attivarsi per promuovere e salvaguardare i diritti umani sia a livello locale che a livello globale.
Saper essere (atteggiamenti e valori)
- Un senso di responsabilità per le proprie azioni, un impegno allo sviluppo personale e al cambiamento sociale;
- Curiosità, mente aperta e apprezzamento della diversità;
- L’empatia e la solidarietà con gli altri e un impegno a sostenere coloro i cui diritti umani sono minacciati;
- Un senso di dignità umana, di stima per sé e per gli altri, a prescindere dalle differenze sociali, culturali, linguistiche o religiose;
- Un senso di giustizia, un desiderio di lavorare per gli ideali di diritti umani universali, di uguaglianza e di rispetto della diversità.
L’educazione ai diritti umani e altri contesti educativi
Quasi tutti i problemi del mondo di oggi comportano la violazione dei diritti umani.
I diritti umani riguardano ogni aspetto della nostra vita a livello locale e globale. Se guardiamo alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU) possiamo vedere che quasi tutti i problemi del mondo di oggi - la povertà, l’inquinamento, i cambiamenti climatici, lo squilibrio economico, l’AIDS, lo scarso accesso all’istruzione, il razzismo e le guerre – comprendono delle violazioni dei diritti umani..
Può essere difficile dire quale di queste ingiustizie sia più o meno rilevante rispetto ad un’altra. La prospettiva cambia a seconda del luogo in cui ci si trova e lo Stato a cui si appartiene come persona. Infatti, queste ingiustizie sono così interconnesse che l’affrontarne una comporta far fronte ad una delle restanti. I diritti umani sono indivisibili, interdipendenti e interconnessi e non è possibile scegliere i diritti umani da accettare e rispettare.
Questi problemi non sono solo di interesse esclusivo dei facilitatori ai diritti umani; sono ugualmente rilevanti per tutti coloro che sono impegnati nella promozione di un mondo giusto e pacifico dove il rispetto e l’uguaglianza siano la norma. Al di là di come le persone definiscano il loro lavoro - per esempio, l’educazione allo sviluppo, l’educazione alla pace, l’educazione alla sostenibilità o l’educazione alla cittadinanza - stiamo tutti lavorando con questioni interdipendenti e interconnesse e Compass ha qualcosa da offrire a riguardo. I diritti umani sono davvero vari e si presentano in più modi di quel che pensiamo! Spesso, soprattutto nelle attività di lavoro con i giovani, facciamo appello al senso di responsabilità e dignità dei giovani senza necessariamente chiamarla educazione ai diritti umani.
L’educazione alla cittadinanza / Educazione alla cittadinanza democratica
L’educazione alla cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani differiscono nel focus e nell’ampiezza piuttosto che negli
obiettivi e pratiche.
Secondo la Carta sull’Educazione alla Cittadinanza Democratica e sull’educazione ai Diritti Umani del Consiglio d’Europa, “L’educazione per la cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani sono strettamente collegate e si sostengono a vicenda. Si differenziano sul focus e portata d’azione piuttosto che negli obiettivi e nelle pratiche. L’educazione alla cittadinanza democratica si concentra principalmente sui diritti democratici, le responsabilità e la partecipazione attiva nella sfera civile, politica, sociale, economica, legislativa e culturale della società, mentre l’educazione ai diritti umani si concentra sullo spettro più ampio dei diritti umani e delle libertà fondamentali in ogni aspetto della vita delle persone”.
Il curriculum per l’educazione alla cittadinanza comprende argomenti a proposito della politica e del Governo, del sistema legale, dei media, del multiculturalismo e delle pari opportunità. Il manuale Compass offre una vasta gamma di attività pertinenti ai temi della "Democrazia" e "Cittadinanza e partecipazione", "I media", "Diritti umani in generale", "La discriminazione e l’intolleranza" e "Il genere".
Questi temi in Compass sono utili anche a quelle organizzazioni governative e non governative che erogano percorsi di formazione alla cittadinanza, ai immigrati e ai rifugiati che necessitano di una preparazione per essere legalmente e socialmente accettati come cittadini di un paese.
L’educazione personale e sociale
Molti paesi prevedono una qualche forma di educazione che prende in considerazione il ruolo dell’individuo nella società e aiuta a preparare i giovani ad affrontare le sfide personali che incontreranno. Ciò potrebbe sovrapporsi alle questioni di cittadinanza, ma potrebbe anche includere aspetti della vita dell’individuo legati al tempo libero, tra cui lo sport, l’appartenenza a gruppi ed associazioni, la musica, l’arte, o altre forme di cultura. Tale formazione potrebbe anche essere collegata alle relazioni personali. I diritti umani sono pertinenti a questi ambiti in due maniere principali: in primo luogo, perché lo sviluppo personale e le relazioni personali detengono degli aspetti morali e sociali che devono essere guidati dai valori dei diritti umani; in secondo luogo, perché il diritto di partecipare alla vita culturale e sociale è riconosciuto nella DUDU così come negli altri trattati internazionali. Anche se i giovani con i quali lavorate sono
in grado di rivendicare questo diritto, ci sono giovani da tutto il mondo che non ne sono in grado.
Il manuale Compass contiene diverse attività nell’ambito dei temi della "Partecipazione" e "Cultura e Sport" che sono rilevanti per i facilitatori di percorsi formativi personali e sociali.
L’educazione ai valori / Educazione morale
Nessuno dovrebbe essere criticato per l’insegnamento dei valori dei diritti umani.
L’educazione ai valori è una parte in comune del curriculum scolastico in molti paesi, ma spesso dà luogo a due problemi fondamentali nella mente delle persone: quali valori questa educazione dovrebbe ambire ad insegnare, e come fare per essere sicuri che questi valori non sono imposti nelle persone, o siano percepiti come i valori della maggioranza? Assumere una prospettiva dei diritti umani è una maniera valida, giustificabile e feconda per affrontare questi problemi, perché i diritti umani sono basati sui valori che sono comuni a tutte le principali religioni e culture, e riconosciuti da - ma non necessariamente praticati da - quasi tutti i paesi del mondo. I valori che sottostanno ai diritti umani sono universali in natura, anche se la maniera in cui sono
espressi può variare notevolmente da una società all’altra. I diritti umani sono anche il risultato di negoziati e di consenso tra i Governi di tutto il mondo. Quindi nessuno dovrebbe essere criticato per insegnare i valori dei diritti umani!
L’educazione globale
I facilitatori dell’educazione globale riconoscono l’importanza di adottare un approccio olistico per questo tema perché apprezzano l’interdipendenza degli aspetti sociali, economici, ambientali e politici del nostro mondo e affermano che come cittadini del mondo abbiamo una responsabilità verso la nostra comunità globale.
La Dichiarazione Globale sull’educazione di Maastricht (2002)9 afferma che l’educazione globale è un’educazione che apre gli occhi delle persone e apre la mente alle realtà del mondo globalizzato e stimola le persone alla creazione di un mondo con maggiore giustizia, uguaglianza e diritti umani per tutti. Essa comprende l’educazione allo sviluppo, l’educazione ai diritti umani, l’educazione alla sostenibilità, l’educazione alla pace e prevenzione dei conflitti ed l’educazione interculturale.
Considerando i diritti umani come punto di partenza per il loro lavoro sugli aspetti sociali, economici, ambientali e politici del nostro mondo consente ai facilitatori dell’educazione globale di arricchire le loro proposte formative.
Incoraggiando gli studenti e gli educatori a lavorare in cooperazione su questioni globali attraverso la pedagogia innovativa, le attività dell’educazione globale permettono la comprensione delle complesse realtà e dei processi del mondo d’oggi: essi cercano di sviluppare i valori, gli atteggiamenti, le conoscenze e le competenze che consentano alle persone di confrontarsi, comprendere ed affrontare le sfide di un mondo interconnesso in crescita, ed alimentare uno spirito di “responsabilità globale dei cittadini del mondo”.
In Compass sono presenti numerose attività sotto il tema della "globalizzazione" poiché molte questioni relative ai diritti umani hanno oggi una dimensione globale molto importante. Ad esempio, nell’attività "Posso entrare", i partecipanti possono simulare e sperimentare l’esperienza di essere un persona richiedente asilo.
L’educazione interculturale
L’educazione interculturale mira a sviluppare la comprensione tra le culture attraverso l’esplorazione di similitudini e differenze tra culture e popoli. La mancanza di una comprensione interculturale spesso porta alla discriminazione razziale, all’intolleranza, alla denigrazione e alla violenza a livello locale e globale. Tristi esempi dei problemi che possono nascere dall’incapacità delle persone di rispettare e convivere con persone di altre culture sono le esperienze di razzismo, di discriminazione e di violenza che si possono ritrovare in tutte le società.
Le ragioni alla base dei conflitti non sono mai semplici, ma la condivisione iniqua delle risorse e iniqui diritti politici e sociali sono di solito le fondamenta da cui si sviluppano intolleranza e discriminazione. Così, una prospettiva dei diritti è un approccio logico da adottare per i facilitatori dell’educazione interculturale, e troveranno in Compass ed altre pubblicazioni del Consiglio d’Europa molto materiale per sostenere il loro lavoro.
Il settore giovanile del Consiglio d’Europa, in particolare attraverso i Centri Giovanili Europei e la Fondazione Europea per la Gioventù, si è dedicato con grande impegno al settore dell’educazione interculturale. La campagna “Tutti diversi - Tutti uguali” contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza è stato istituita nel 1995 per affrontare la crescita di ostilità razzista e di intolleranza verso le minoranze10. L'educational pack “Tutti diversi - Tutti uguali” che è stato prodotto dalla campagna, che è anche il precursore di Compass, ha molte utili attività che sono complementari rispetto a quelle presenti in Compass sul tema della "Discriminazione e Intolleranza".
L’educazione antirazzista
L’educazione antirazzista mira a farci disfare dell’eredità di secoli di un’ideologia e atteggiamenti razzisti, prendendo come punto di partenza l’affermazione che viviamo in una società multiculturale e democratica, in cui tutti i cittadini hanno il diritto di uguaglianza e giustizia. In altre parole, ci vuole un approccio basato sui diritti che abbia stretti legami con l’educazione interculturale.
Dei buoni punti di partenza per i facilitatori dell’educazione antirazzista sono il capitolo e le attività ritrovabili sotto al tema di Compass"La discriminazione e l’intolleranza". Se siete interessati ad utilizzare un approccio di educazione tra pari, allora troverete più idee in un’altra pubblicazione del Consiglio d’Europa, Domino.
Nel Consiglio d’Europa i diritti umani e l’educazione e l’azione contro l’anti-razzismo rientrano nella sfera di azione della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI). Il compito di ECRI è quello di combattere il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza nella grande Europa dal punto di vista della tutela dei diritti umani. Il suo lavoro si fonda sulla Convenzione Europea dei Diritti Umani, dei suoi Protocolli aggiuntivi e la giurisprudenza correlata.
L’educazione allo sviluppo
I diritti umani sono una dimensione importante dell’educazione allo sviluppo.
La DUDU e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali contengono un certo numero di articoli che sono centrali per la comprensione del diritto allo sviluppo. Ad esempio, la promozione del progresso sociale e di miglior tenore di vita, il diritto alla non discriminazione, il diritto di partecipare alle questioni pubbliche, il diritto ad adeguati standard di vita e il diritto all’autodeterminazione. Contiene anche il diritto delle persone ad un ordine sociale ed internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati nella Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.
Un effettivo diritto allo sviluppo è stata proclamato dalle Nazioni Unite nel 1986 nella “Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo”, ed è stato adottato dalla risoluzione 41/128 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il diritto allo sviluppo, riaffermato dalla Dichiarazione di Vienna del 1993, è un diritto collettivo posseduto da popoli e, come tale, è distinto da quei diritti che sono posseduti da singoli individui.
I facililtatori dell’educazione allo sviluppo hanno già riconosciuto i diritti umani come un elemento importante del loro lavoro. Tuttavia, essi non lavorano necessariamente da una prospettiva dei diritti. L’approccio tradizionale all’educazione allo sviluppo è quello di esplorare i legami tra le persone che vivono nei paesi “sviluppati” del Nord con quelli “in via di sviluppo” del Sud, e comprendere le forze economiche, sociali, politiche ed ambientali che sagomano la vita delle persone. Suggeriamo che partire da una prospettiva dei diritti umani offrirà un ulteriore stimolo al lavoro. Un ulteriore vantaggio è che le attività che offriamo in Compass sviluppano le competenze, gli atteggiamenti e i valori che permettono alle persone di lavorare insieme per attivarsi per mettere in atto il cambiamento, un importante obiettivo dell’educazione allo sviluppo.
I temi di Compass "Lavoro", "Povertà", "Salute", "Globalizzazione" e "Ambiente" hannoi collegamenti più evidenti con l’educazione allo sviluppo.
L’educazione per lo sviluppo sostenibile / L’educazione ambientale
Se vogliamo adottare una prospettiva dei diritti umani sulle questioni ambientali, un punto di partenza potrebbe essere l’articolo 25 della DUDU, ovvero il diritto ad adeguati standard di vita tra cui vitto, indumenti e alloggio adeguati. Poiché la vita del genere umano dipende da un ambiente sano e sostenibile, e la considerazione per i diritti umani da parte delle persone in tutto il globo e delle generazioni future, le questioni ambientali ricoprono una posizione di rilievo. Al giorno d’oggi, alcune persone parlano addirittura della necessità di un riconoscimento ufficiale di un separato diritto umano ambientale.
L’ambiente ci fornisce beni e servizi che sostengono la nostra vita e i nostri stili di vita. Tuttavia, è chiaro da tempo che viviamo su un pianeta non illimitato e le azioni dell’umanità stanno apportando gravi conseguenze per la salute dell’ambiente e per il benessere dell’umanità. Da questa prospettiva, le questioni relative ad un ulteriore sviluppo economico devono considerare quale sia il costo per l’umanità e per il mondo naturale in generale. L’educazione ambientale mira a presentare queste problematiche all’attenzione pubblica e ad incoraggiare una maggiore attenzione e rispetto per le risorse naturali del mondo.
Spesso collegata all’educazione ambientale, l’educazione allo sviluppo sostenibile sottolinea inoltre la necessità di adottare una visione olistica sulle questioni ambientali e di sviluppo. Il termine “sviluppo sostenibile” è entrato in uso comune dal summit Rio Earth nel 1992; ciò significa uno sviluppo che mira a soddisfare i bisogni del presente senza compromettere quelli delle generazioni future. In altre parole, la sostenibilità è il curarsi del mondo e fare in modo che sia adeguato alla vita delle generazioni future. Pertanto, i valori dei diritti umani di giustizia e di uguaglianza sono al centro del concetto di sostenibilità.
L’educazione per lo sviluppo sostenibile, secondo l’UNESCO, ha come obiettivo di aiutare le persone a sviluppare le attitudini, le competenze e le conoscenze per prendere decisioni informate a beneficio di se stessi e degli altri, ora e nel futuro, e di agire sulla base di tali decisioni.
Il Decennio delle Nazioni Unite dell’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile (2005-2014), per cui l’UNESCO è l’agenzia principale, cerca di integrare i principi, i valori e le pratiche dello sviluppo sostenibile in tutti gli aspetti dell’educazione e dell’apprendimento al fine di affrontare le problematiche sociali, economiche, culturali ed ambientali che affrontiamo nel 21 ° secolo.
Ci sono legami molto stretti tra l’educazione per lo sviluppo sostenibile, l’educazione allo sviluppo, l’educazione globale e l’educazione ai diritti umani, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle attitudini, delle competenze e delle conoscenze per prendere decisioni informate a nostro beneficio e a beneficio del pianeta ed anche per quanto riguarda le azioni che derivano da tali decisioni. Oltre ai temi menzionati prima in relazione all’educazione globale e allo sviluppo, Compass ha una sezione dedicata all’ambiente in cui le problematiche legate alla sostenibilità sono esplorate dal punto di vista dei diritti umani.
L’educazione alla pace
Il nucleo concettuale dell’educazione alla pace, come praticato in molte scuole e nei programmi universitari, è la violenza ed il suo controllo, la sua riduzione e la sua eliminazione. L’educazione alla pace si ritrova nei curricula degli studi di risoluzione dei conflitti, di educazione multiculturale, di educazione allo sviluppo, di studi sull’ordine mondiale, e di educazione ambientale. Molto spesso l’approccio è quello di rispondere ad una particolare serie di problemi che sono percepiti come le cause dell’ingiustizia sociale, del conflitto e della guerra.
D’altro canto, l’educazione alla pace che parte da una prospettiva dei diritti umani, con il suo nucleo concettuale sulla dignità umana e sull’universalità, può portare più facilmente ad un più profondo concetto di pace, pace non solo intesa come cessazione della violenza ma come il ripristino delle relazioni e della creazione di sistemi sociali, economici e politici con più probabilità di produrre ambienti pacifici a lungo termine.
L’educazione alla pace, che parte da una prospettiva dei diritti umani, può condurre più
facilmente ad un più profondo concetto di pace
L’educazione alla pace individua diverse forme di violenza. Ad esempio, la violenza fisica o comportamentale, compresa la guerra; la violenza strutturale, cioè, la povertà e le privazioni che derivano da strutture sociali ed economiche ingiuste ed inique; la violenza politica dei sistemi oppressivi che schiavizzano, intimidiscono ed abusano dei dissidenti alla stessa maniera dei poveri, dei deboli e degli emarginati; la violenza culturale, la svalutazione e la distruzione di particolari identità umane e di modi di vita; e la violenza del razzismo, del sessismo, dell’etnocentrismo, dell’ideologia coloniale ed altre forme di esclusione morale che razionalizzano l’aggressività, il dominio, l’ingiustizia e l’oppressione.
Analizzare tutte queste forme di violenza come violazione di particolari standard dei diritti umani fornisce una maniera costruttiva di progredire. La metodologia dell’EDU, con un pensiero critico e l’ apprendimento esperienziale, non solo apporta l’elemento dell’esperienza concreta, ma anche delle dimensioni normative e descrittive. In Compass, i temi "Pace e Violenza" e "Guerra e Terrorismo"forniscono moltissimo materiale ai facilitatori.
Domande e risposte su come integrare l’educazione ai diritti umani nel lavoro con i giovani
Indipendentemente dal fatto che siate un facilitatore, un insegnante di una scuola o i membri di una ONG che opera con i giovani, e, indipendentemente dal fatto che stiate o non stiate già utilizzando una delle forme di “educazione” appena citate, i diritti umani sono rilevanti per il vostro lavoro. Tuttavia, vi potreste sentire titubanti nel realizzare EDU per svariati motivi . Qui presentiamo alcune delle domande frequenti sull’educazione ai diritti umani e proviamo a rispondere ad alcune delle preoccupazioni che le persone hanno circa l’EDU e il suo inserimento nel proprio lavoro..
Domanda: I giovani non hanno bisogno di imparare la responsabilità, piuttosto che i diritti?
Risposta: Sia i diritti che le responsabilità sono al centro dei diritti umani e questo manuale pone l’accento su entrambi. L’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi ... dovrebbero agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza “. L’articolo 30 afferma: “.. [nessuno] Stato, gruppo o persona [ha] il diritto di esercitare una qualunque attività o di compiere un qualunque atto diretto alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati”. Le attività in Compass sono progettate per dimostrare che nessun diritto può essere usato per violare i diritti di altre persone e che ognuno di noi ha la responsabilità di rispettare i diritti degli altri.
Domanda: I genitori, i dirigenti scolastici e i leader di comunità non potrebbero opporsi all’insegnamento dei diritti umani come indottrinamento politico che può incitare a comportamenti ribelli?
Risposta: L’educazione ai diritti umani rende i bambini, i giovani e gli adulti in grado di partecipare pienamente alla società e al suo sviluppo. E’ importante distinguere tra lo sviluppo delle competenze di partecipazione e la politica dei partiti. L’educazione ai diritti umani, attraverso le discussioni e la partecipazione, incoraggia i giovani a sviluppare una mente critica e curiosa ed a prendere decisioni informate e comportarsi di conseguenza. In questo senso, l’educazione ai diritti umani è anche connessa all’educazione civica e politica e permette anche ai giovani di creare una connessione tra diritti umani, le questioni sociali, l’istruzione e le tendenze politiche. Come risultato, può accadere che i giovani si impegnino nei - o si allontanino dai - partiti politici locali o nazionali, come conseguenza del loro diritto alla partecipazione politica e la libertà di pensiero, di associazione e di espressione. Ma ciò dovrebbe rimanere una loro scelta. E’ anche importante tenere a mente che, oltre alle competenze direttamente connesse all’apprendimento dei diritti umani, la EDU, come esemplificato in Compass, sostiene lo sviluppo di abilità sociali e abilità comunicative come la cooperazione, il lavoro di gruppo, l’ascolto attivo e la produzione orale.
Domanda: Non spetta al Governo la responsabilità di assicurare che le persone abbiano l’opportunità di apprendere i diritti umani?
Risposta: Gli Stati Membri delle Nazioni Unite hanno l’obbligo di promuovere l’educazione ai diritti umani in tutte le forme di apprendimento. L’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che “(1) Ogni individuo ha diritto all’istruzione. [..] e (2) L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. Il diritto all’istruzione e all’educazione ai diritti umani è anche sancito dall’articolo 28 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia. Nonostante questo, molti Governi hanno fatto ben poco per la promozione dell’educazione ai diritti umani e l’incorporazione dei diritti umani nei curricula. I singoli educatori e le organizzazioni non governative possono fare molto per incoraggiare lo sviluppo dell’educazione ai diritti umani attraverso gli sforzi propri o in collaborazione con altri, nelle scuole e in altri programmi educativi, e anche con attività di lobby ed esercitando pressione sui propri Governi affinché adempiano ai loro obblighi in questo ambito.
Domanda: E se non ci sono violazioni dei diritti umani nel mio paese?
Risposta: Non esiste in pratica un paese al mondo in cui tutti i diritti umani di tutte le persone siano sempre rispettati, anche se è corretto constatare che in alcuni Stati i diritti umani sono più frequentemente e apertamente violati rispetto ad altri Stati. Tuttavia, l’educazione ai diritti umani non riguarda solo le violazioni. Si tratta prima di tutto di capire i diritti umani come un bene universale comune a tutti gli esseri umani e di realizzare la necessità di proteggerli. In aggiunta a ciò, nessun paese può affermare che non ci siano delle violazioni dei diritti. Ad esempio, praticamente tutti gli Stati Membri del Consiglio d’Europa sono stati condannati per delle violazioni dei diritti umani dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Un modo semplice per affrontare la realtà è quello di guardare l’ambiente sociale o la comunità più vicina a noi. Chi è escluso? Chi vive in povertà? Quali bambini non godono dei loro diritti? Un’altra maniera è quella di osservare come il vostro Governo e le imprese che operano nel vostro paese violano i diritti umani in altri paesi, per esempio attraverso la vendita di armi a regimi non democratici, o attraverso accordi commerciali che sfruttano i reali produttori, o attraverso regolamentazioni protezionistiche e rivendicazioni di diritti di proprietà, o ancora attraverso brevetti su farmaci per bloccare la produzione di farmaci generici e meno costosi.
Notes
7 Dati Eurostat dicembre 2009 - Comunicato stampa Eurostat 16/2010 del 29 gennaio 2010
8 Vedi per esempio, Backman, E. & Trafford, B. (2006) Democratic governance of schools. Strasbourg: Council of Europe
9 Global Education Guidelines – Concepts and Methodologies on Global Education for Educators and Policy Makers, North-South Centre of the Council of Europe, 2008.
10 Una seconda Tutti diversi – Tutti uguali Campagna giovanile europa per la diversità, diritti umani e partecipazione ebbe luogo nel 2007-2006
- L'educazione ai diritti umani in diversi contesti educativi
- La base pedagogica dell'educazione ai diritti umani in Compass
- L'educazione ai diritti umani: processo e risultato
- L'educazione ai diritti umani e altri contesti educativi
- Domande e risposte su come integrare l'educazione ai diritti umani nel lavoro con i giovani
- Capitolo 1 -Introduzione a Compass e all’educazione ai Diritti Umani
- Capitolo 2 - Attività e metodi pratici per l’Educazione ai Diritti Umani
- Capitolo 3 - Agire per i Diritti Umani
- Capitolo 4 - Comprensione dei Diritti Umani
- Capitolo 5 – Informazioni di base sui temi globali dei diritti umani
- Appendici
- Glossario
I genitori possono solo dare buoni consigli ai figli o metterli sulla giusta strada, ma la formazione finale del carattere di una persona è nelle mani della persona stessa.
Anna Frank